Il crollo di Facebook in Borsa è un chiaro segnale di sfiducia, nonché del declino della società, conseguente alla cessione dei dati di oltre cinquanta milioni di profili di ignari utenti, “derubati” della privacy a cui avrebbero diritto. Lo scandalo ha fatto tremare i vertici dell’azienda, Zuckerberg per primo, ma soprattutto noi utilizzatori del servizio, vittime del “furto”. Tra minacce di chiusure di illustri profili (è della star americana Cher l’ultimo tweet che annuncia “a malincuore” l’abbandono del social network) e ammissioni di colpa dei responsabili, la polemica ha inevitabilmente riacceso il dibattito più volte trattato ed impone una presa di coscienza rispetto alla necessità di garantire una più sicura protezione dei nostri dati.

Come possiamo tutelare la nostra privacy?

Non è affatto difficile intervenire personalmente nel custodire la nostra privacy, evitando che i dati vengano diffusi attraverso canali subdoli a destinatari indesiderati.

Basta adottare un atteggiamento responsabile e seguire alcuni semplici consigli. Quelli che ci apprestiamo a fornire fanno parte di un decalogo diffuso da un motore di ricerca europeo, Qwant, il quale possiede una rassicurante prerogativa: non profila gli utenti né utilizza filtri per presentare i risultati della ricerca.

Tutelarci in poche, semplici mosse

Seguendo qualche semplice consiglio sull’uso dei dispositivi informatici e tenendo conto di piccole accortezze, è possibile tutelare i dati perché non vengano diffusi.

  • È indispensabile, innanzitutto, utilizzare un motore di ricerca che non memorizzi le ricerche, in modo tale che non possano essere registrati né condivisi con altri siti.
  • Allo stesso modo, è importante attivare la protezione anti-tracciamento, di cui è dotato qualsiasi browser.
  • Altra accortezza utile sarebbe quella di non divulgare i dati sensibili o comunque quelli strettamente personali come il numero di telefono. All’atto dell’iscrizione ad un social è preferibile compilare solo i campi obbligatori, contrassegnati da un asterisco (*) e tralasciare le informazioni superflue.
  • Anche le applicazioni possono essere veicolo di “furto” di informazioni private. Quando si decide di istallarle, bisogna tenerne conto ed evitare di attivare tutte quelle funzioni che permettono l’accesso ad altri strumenti come la rubrica, la geolocalizzazione, la fotocamera o il microfono.
  • Allo stesso modo, è buona norma chiudere l' applicazione dopo averla utilizzata, per due ragioni: la prima legata al risparmio energetico, l’altra al fatto che certe funzioni in uso all’app potrebbero “ascoltare”, catturare e trasmettere i dati a parti terze.
  • È banale ma utile raccomandare di non accettare le proposte di amicizia da sconosciuti.
  • Altro prezioso consiglio è evitare di dare risposte “sincere” alle domande di sicurezza che si attivano nel caso in cui, per esempio, venga smarrita la password di accesso ad un determinato dispositivo o servizio. Le indicazioni di date e nomi sono infatti facilmente reperibili online.
  • Evitare, laddove possibile, anche l’utilizzo costante di un player unico per la posta, i video, le mappe, i social, in modo da rendere meno semplice la ricostruzione sistematica del profilo.
  • Anche gli assistenti vocali possono costituire una minaccia in tal senso: è meglio spegnerli quando non in uso.
  • Potenzialmente pericolosi anche i game online, almeno quelli di dubbia provenienza. Bisogna accertarsi della natura, poiché potrebbero rappresentare l’ennesimo tentativo di accedere alla galleria o alle informazioni private.

Senza l’intenzione di scatenare inutili nevrosi ossessive né demonizzare in assoluto la realtà virtuale, un consiglio su tutti rimane quello di farne un uso corretto e proteggere soprattutto i minori, maggiormente esposti alle insidie del web.