I due colossi dell'economia internazionale, Apple e Facebook, entrano in battaglia per quanto riguarda il sociale e la protezione dei nostri dati personali. Sull'onda dello scandalo Cambridge Analytica, Apple dice: "Noi potremmo fare tonnellate di soldi se monetizzassimo i nostri clienti, se i nostri clienti fossero i nostri prodotti... ma abbiamo scelto di non farlo: non intendiamo trafficare nella vostra vita personale. Per noi la privacy è un diritto umano, una libertà civile". Sì, la privacy è un diritto umano, è quel diritto che trova il suo esprimersi in Italia nel decreto legislativo 196 del 30 giugno 2003, un decreto violato e umiliato dal colosso a sfondo blu, Facebook, e che sembra essere decaduto dopo quella vendita di 50 milioni di profili americani necessari, o meglio, utili, alla campagna elettorale di "The Donald".
Cosa dice Apple?
L'amministratore delegato di Apple, Tim Cook, già da diversi anni insisteva sul dubbio che i nostri dati depositati in Facebook non erano estremamente al sicuro, anzi. Ora con il caso Trump-Facebook, Tim Cook prende la palla al balzo e urla al mondo intero: "Ve l'avevo detto". Il modello di Apple secondo Cook è il modello da seguire e non solo, bisogna diffidare dalla linea blu di Facebook e quella di ricerca di Google. Monitorare chi cerca informazioni, utilizzare le formazioni ottenute a fini propagandistici di una campagna populista che trascina alla vittoria l'attuale 45° presidente statunitense, crea angoscia e lascia un sentore di schiavitù che da parecchi anni non si sentiva.
Quel tentativo di monetizzare, di cui parla Cook, ci rende merce di scambio, ci rende uomini sotto il comando di qualcuno che nulla possono se non accettare uno stato di sottomissione che l'uomo stesso ha creato. La verità è una sola all'uomo piace essere schiavo di qualcuno, e questo qualcuno sta sempre più assumendo la forma della Tecnologia.
Dove andremo a finire?
I progetti della tecnologia del futuro sono molti, troppi, si tratta di stampanti 3D, si tratta di microchip sottocutanei. Ma siamo davvero sicuri che l'uomo sia in grado di gestire la sua creazione o stiamo intraprendendo una "storia Frankestein" alla Mary Shelley secondo cui il mostro, nel nostro caso la tecnologia, si mostrerà letale per l'umanità?
I dubbi sono molti, il genere umano è chiamato a resistere e a difendere quei dati che fanno della sua persona un unico individuo sacro e libero. L'uomo deve reagire e il momento giusto per farlo è questo.