Se nel (non troppo) lontano 1969 qualcuno avesse predetto all'ingegnere americano Gary Starkweather che, nel giro di cinquant’anni, un'erede più all’avanguardia e più tecnologica della sua pionieristica stampante digitale - la prima in assoluto ad essere inventata - sarebbe arrivata a stampare delle case tridimensionali, probabilmente questi gli avrebbe riso in faccia. Eppure oggi, nei pressi della città di Eindhoven, la casa editrice olandese Van Wijnen sta incredibilmente realizzando questo futuristico progetto – ribattezzato Project Milestone–lanciando le prime case al mondo effettivamente abitabili realizzate con una stampante 3D.

Quando la tecnologia diventa 'di casa'

Attualmente le abitazioni sono cinque – ciascuna appositamente caratterizzata da forme e dimensioni uniche a riprova della flessibilità tecnologica della tecnica pionieristica – e sono state “stampate” da quello che essenzialmente è un gigantesco braccio robotico provvisto di un ugello capace di eiettare un cemento appositamente formulato (secondo gli addetti ai lavori, “di una consistenza simile alla panna montata”): in questa prima fase di sperimentazione le case sono create al di fuori del futuro sito di collocamento e solo in seguito trasportate alla loro destinazione finale, ma – come pronosticato dal team di esperti del progetto – lo sviluppo di questa tecnica potrebbe addirittura consentire di evitare questi dispendiosi spostamenti e portare la stampante direttamente sul posto.

“Il metodo ridurrà sia i costi di produzione sia il danno ambientale, riducendo la quantità di cemento che viene generalmente utilizzato” ha chiosato Rudy Van Gurp, manager dell'azienda capofila che sta collaborando al progetto con l'Università tecnologica di Eindhoven. “Inoltre questa tecnica non necessita dei classici stampi usati per creare le tipiche case di cemento, motivo per cui quest’ultimo non verrà mai usato in quantità superiori al necessario".

Oltre all'innegabile fascino futuristico, a catalizzare l’attenzione e la curiosità del grande pubblico per questa innovativa proposta è anche il significativo effetto domino di vantaggi che, a detta dei suoi fautori, si andrebbe a creare: la forte riduzione dei tempi di lavoro, i bassi costi di realizzazione, la diminuzione del numero di incidenti sul lavoro e – più di tutto – il positivo effetto sull’impatto ambientale dovuto ad enormi tagli al consumo e successivo trasporto del cemento tradizionale.

Uomo vs Macchine in ambito lavorativo

Se da un lato la visione futuristica di Van Wijnen rappresenta solo uno dei tanti progetti mondiali affacciati sulla stampa 3D (per citare alcuni esempi, la Austin ICON ha sviluppato un modo per stampare un bungalow di 650 m2 per soli 10.000 dollari mentre una startup con sede a San Francisco sembrerebbe essere riuscita a costruire una casa in sole ventiquattr'ore) dall'altro questa sconosciuta tecnologia sta ancora emergendo, motivo per cui alcuni dei vantaggi propagandati potrebbero essere volontariamente esagerati: tra questi la variabilità dei materiali a base di cemento, che sollevano alcuni dubbi sulla loro integrità strutturale e sull'impatto ambientale, o ancora il modo in cui le miscele di cemento formulate dalla stampante 3D influiscano sulla qualità dell'aria o sulla biodegradabilità.

Van Gurp sembra però ottimista a riguardo: “La bellezza della stampa 3D è che le persone, in futuro, saranno in grado di costruire case per soddisfare i propri gusti, personalizzarle e renderle più esteticamente adatte a loro", ha dichiarato infatti, convinto che nel giro di soli cinque anni l'uso di stampanti 3D nella costruzione di case sarà già considerato “mainstream”.

“Penso che a quel punto circa il 5% delle case sarà realizzato usando una stampante 3D, il che può essere una soluzione nei contesti come quello dei Paesi Bassi in cui si ha una carenza di muratori". Uno scenario sicuramente curioso e capace di aprire la strada ad un’infinità di altre tecniche tecnologiche complementari, il quale però pone immancabilmente l’attenzione sul crescente tasso di sostituzione della manovalanza a favore di “operai artificiali”: se l’idea delle case “stampate” fa sorridere scienziati e curiosi, forse infatti non farà altrettanto con i muratori di tutto il mondo.