Immaginiamo cosa succederebbe se ogni superficie diventasse sensibile. Legno, muratura, plastica, vetro: qualsiasi materiale potrebbe essere usato per interagire con la tecnologia presente nelle nostre case senza la necessità di tastiere, pulsanti, touch screen o altri dispositivi di input. Un’ipotesi fantascientifica? Forse tra poco non più, grazie a HyperSurfaces: un'innovativa startup basata tra Londra e Los Angeles e guidata dal giovane talento italiano Bruno Zamborlin.
Con HyperSurfaces tutta la casa potrebbe rispondere a ogni nostro gesto
Rendere sensibile qualunque superficie è la scommessa di Zamborlin e del suo team, lo stesso che aveva presentato, qualche anno fa, il progetto Mogees: un sensore in grado di trasformare oggetti di uso comune in strumenti musicali grazie all'interazione con uno smartphone.
La startup sta studiando e brevettando questo innovativo sistema, basato su algoritmi di intelligenza artificiale, in grado di trasformare qualsiasi oggetto in un’interfaccia e di riconoscere delle gestures: dei movimenti con cui impartire comandi ai dispositivi a cui la tecnologia verrà applicata. Ad esempio, potremo battere sul tavolo della cucina per far partire della musica, o sfiorare una parete per alzare o abbassare il volume.
“Ogni volta che interagiamo con un oggetto, creiamo un tipo di vibrazione specifica che sensori dedicati, collegati ai nostri algoritmi, possono trasformare in istruzioni digitali”, afferma Zamborlin.
Riprendendo il lavoro fatto con Mogees, HyperSurfaces utilizza una serie di microfoni che catturano le vibrazioni prodotte dal contatto tra l’utente e la superficie e ne individua le caratteristiche: un tocco breve, uno più lungo, un trascinamento.
Grazie a questo sistema, il nostro modo di rapportarci al mondo circostante, potrebbe cambiare radicalmente. I produttori di dispositivi saranno in grado di creare un loro vocabolario di gesti che ci permetterà di comunicare con diversi elementi nelle nostre case, ma non solo. Le HyperSurfaces potranno essere applicate a ogni campo: dai giocattoli alla sicurezza, dalle auto alla realtà aumentata, fino alla produzione industriale.
È difficile immaginare oggi tutti i possibili sviluppi di HyperSurfaces così come, fino a qualche anno fa, non avremo potuto immaginare tutte le attuali applicazioni dei telefoni cellulari.
Un’altra implicazione potrebbe essere quella di creare oggetti tecnologici a partire da materiali finora non ancora immaginati e avere ripercussioni positive sull'ambiente.
Con HyperSurfaces, si potranno usare come dispositivi di input elementi già esistenti, senza la necessità né di installare né di produrre strumenti dedicati.
Lo sviluppo di questa tecnologia è, al momento, rivolto alle aziende che producono dispositivi smart e non sappiamo esattamente se e quando sarà effettivamente disponibile per noi consumatori.
Sappiamo, però, che la startup ha un team internazionale ed è alla ricerca di nuovi collaboratori che contribuiscano allo sviluppo del progetto.