Su Facebook sono tanti i post che pubblichiamo, magari commenti a un post di altri, stati personali, link di notizie, foto, link di canzoni. Talvolta ci lasciamo andare a punti di vista personali, anche offensivi, o magari a sfoghi per un malessere verso qualcosa o qualcuno. Ci sentiamo in sostanza di dare libero sfogo ai nostri pensieri, di metterli 'nero su bianco' (virtualmente si intende). Ma anche i Social network hanno delle restrizioni, come tutte le libertà che si fermano laddove sconfinano nelle libertà degli altri. E così non pochi sono i casi di persone licenziate per aver screditato online la propria azienda, o querelati da conoscenti per aver scritto cose poco lusinghiere nei loro confronti.
E tale comportamento può anche costare caro, come è accaduto a chi ha insultato una giovane parrucchiera emiliana…
Risarcimento pari a 100 euro per ogni giorno che il post è rimasto online - Come riporta Libero, che a sua volta riporta una notizia de Il resto del Carlino, il giudice civile Chiara Zompì ha emesso un'ordinanza nella quale si impone la rimozione degli insulti rivolti ad una giovane parrucchiera sul social creato da Mark Zuckenberg, e il risarcimento di cento euro per ogni giorno che quelle parole ingiuriose sono rimaste online e visibili pubblicamente. Il calcolo non viene riportato, ma speriamo per la persona ingiuriante che il suo post sia davvero rimasto pochi giorni online.
Un importante precedente - Una sentenza che crea dunque un importante precedente e che farà riflettere più volte prima di decidere di insultare qualcuno su Facebook. Anche un semplice Mi piace può essere considerato offensivo, perché si fa capire di essere d'accordo con una determinata offesa. Di recente, come noto, è stato sospeso dal servizio un poliziotto che partecipò al raid alla scuola Diaz di Genova nel 2001 e che scrisse un post compiacente con quanto aveva fatto. E per un Like al contestato post è stato rimosso anche un dirigente del reparto mobile di Cagliari. Insomma, il social non va preso alla leggera.