Per celebrare il cinquantesimo anniversario della Fiera Antiquaria, ad Arezzo è stato organizzato il "Back to '68", una grande festa a tema che ha rievocato i giorni della manifestazione: l'evento si è tenuto per ricordare i costumi e i momenti di un passato ancora vivo nella memoria di molti. Dall'1 al 3 giugno si sono respirate le atmosfere caratteristiche del famoso '68: un vero e proprio raduno tra musica, cibo e spettacolo, durante il quale anche gli spettatori hanno avuto la possibilità di rituffarsi nelle atmosfere di quel periodo storico, ma non solo.

Sono stati allestiti anche laboratori, mostre e vari percorsi emozionali. Insomma, tramite la manifestazione aretina, è stato possibile riportare in vita gli anni del Sessantotto.

In questo contesto, grazie ad un'intuizione di Ivan Bruschi, il 2 giugno '68 veniva allestita la prima mostra mercato in Piazza Grande, ispirata ai famosi mercati di Portobello a Londra e il Mercato delle Pulci a Parigi. Da allora, ogni prima domenica del mese e il sabato precedente, la città toscana ospita la Fiera Antiquaria di Arezzo che, a 50 anni dalla sua nascita, ha deciso di omaggiarla con "Back to '68".

Ma cos'è il famoso '68? Si tratta di un movimento socio-culturale iniziato negli Stati Uniti, che coinvolse principalmente i gruppi minoritari (studenti e operai).

In Italia le prime occupazioni universitarie iniziarono nel 1966, quando gli studenti rifiutarono la proposta del ministro Gui. Nel 1967 il movimento crebbe, manifestando contro il consumismo e la guerra nel Vietnam: nell'autunno di quell'anno, infatti, si ebbero le grandi occupazioni di Milano, Trento e Torino che, di fatto aprirono le porte al '68.

1968: rivoluzione o semplice ideologia?

L'atteggiamento fondamentale di questo movimento è stato l'aspirazione dei giovani alla giustizia, alla libertà, al bene, con una critica rivolta a tutte le società costruite fino ad allora: il capitalismo, il nazionalismo e il colonialismo erano da condannare. I sessantottini credevano nella pace e nella vera uguaglianza, ritenendo che la malvagità fosse frutto solo della società che, se fosse stata corretta, avrebbe portato alla sparizione del male.

Figura importante dell'idealizzazione di questo ideale è stata, senza dubbio, Marx. Si è trattato, però, di una rilettura del pensiero marxista in chiave più umanistica che economica: l'oggetto dell'analisi era proprio il problema della realizzazione dell'uomo e la condizione umana. La parole chiave divenne, così, alienazione.

Il vero e proprio ispiratore dei movimenti studenteschi, tuttavia, è stato il sociologo Herbert Marcuse. Questi è partito dall'idea che la libertà della società democratica fosse solo apparente, poiché l'industria necessitava di individui tutti uguali. Riconosceva che la Grande Rivoluzione della classe operaia, che per Marx avrebbe portato al cambiamento, non sarebbe mai avvenuta, poiché essa era inserita nel meccanismo di produzione, e illusa dai bisogni creati da una società del consumo.

Marcuse non proponeva, però, delle reali indicazioni per superare la società e cambiarla, ma definiva una semplice analisi che non sembrava ammettere soluzioni. Ed è proprio questo aspetto che, probabilmente, ha differenziato il movimento del '68 da ogni forma di rivoluzione: esso non aveva un vero e proprio programma da attuare, ma solo una società marcia da stravolgere.

Un'altra importante matrice fu quella della psicanalisi freudiana, intesa come giustifica di un mutamento radicale che si andava formando in quegli anni: la libera manifestazione della sessualità e, di conseguenza, l'eclisse di una millenaria oppressione morale. Questa corrente di pensiero andò ad intrecciarsi con il femminismo.

Il ruolo della donna era cambiato e il pudore, la modestia, la verginità prematrimoniale erano conseguenze nefaste della repressione.

Questa visione avrebbe poi influenzato la società italiana negli anni a venire, soprattutto quando si sarebbe votato per il referendum sulla legge sul divorzio (1974) e sull'aborto (1981).