All'indomani della decisione del Tar Piemonte, che ha rigettato il ricorso contro le presunte firme false raccolte a sostegno del "listino" del Presidente Chiamparino infuriano le polemiche tra le forze politiche regionali.

L'opposizione parla, senza mezzi termini, di applicazione da parte dei giudici amministrativi di "due pesi e due misure", ricordando come solo l'anno scorso lo stesso Tar, dopo aver rilevato la non correttezza della raccolta delle firme da parte di due liste minori che sostenevano il candidato Presidente Cota, avesse annullato le elezioni che avevano visto la vittoria del centrodestra, malgrado i voti ottenuti da queste liste non fossero stati determinanti nell'economia del risultato elettorale.

Anche senza il loro apporto, infatti, il centrodestra avrebbe comunque vinto quelle elezioni con un margine, in verità esiguo, di circa 6000 voti.

Questa nuova decisione del Tar Piemonte sembra invece voler salvaguardare l'espressione della volontà popolare, al di là delle eventuali violazioni riscontrabili nelle competenti sedi giudiziarie. Le firme che corredano il "listino" regionale, anche al netto di quelle false o irregolari (oltre 10 sono le persone indagate dalla Procura della Repubblica di Torino), superano invero il quorum di legge, necessario per presentare la lista. La legislatura è dunque salva. L'eventuale annullamento della lista provinciale del PD di Torino, sulla cui sorte deciderà una nuova camera di consiglio fissata per il 29 ottobre p.v., non muterebbe, infatti, i rapporti di forza tra le forze politiche che siedono in Consiglio Regionale.

"La legge non è uguale per tutti"

Tuona contro la decisione del Tar Piemonte il consigliere di Forza Italia, Gianluca Vignale, in un duro comunicato rilasciato agli organi di stampa locale, mentre di "sentenza ad personam" parla Gilberto Pichetto, suo capogruppo in Regione. Nella ridda di dichiarazioni a caldo, non poteva mancare quella dell'ex Presidente leghista Cota, che annuncia battaglia, sia sul piano giudiziario che su quello politico. Anche il Movimento Cinque Stelle invoca le dimissioni di Chiamparino, quantomeno per ragioni di coerenza, visto che sulla vicenda non è stata fatta quella chiarezza che lo stesso Chiamparino auspicava alla vigilia della pronuncia.

Pur tra le polemiche, Chiamparino comunque rimane al suo posto, rivendicando la propria legittimità, non solo giuridica, ma anche politica, a governare la Regione fino alla scadenza naturale della legislatura.

In bilico, invece, resta la posizione dei consiglieri democratici Laus, Gallo, Gariglio Boeti, Rostagno, Pentenero, Valle e Appiano, tutti eletti nella contestata lista provinciale del Pd di Torino. Il Tar ha fissato al prossimo 29 ottobre l'udienza per verificare la proposizione della querela di falso, per poi sospendere il giudizio amministrativo in attesa di una decisione del giudice civile sulla falsità delle firme a sostegno della lista.

Per loro, la parola fine sulla vicenda non è stata ancora scritta. Un'occasione, quella offerta a Chiamparino dal Tar, "per regolare i conti all'interno del Pd a trazione renziana", chiosa il consigliere Vignale.