Singolare destino quello del prossimo lunedì sera televisivo: su Canale 5, salvo nuovi imprevisti, si comincia sul serio con il naufragio fittizio e 'fanfarone' dell'isola dei Famosi, mentre sul primo canale Rai andrà in onda un tv movie diretto da Pupi Avati, Con il sole negli occhi, sul dramma dei veri naufraghi, i migranti che a frotte abbandonano il loro paese per sbarcare, disperati ma non arresi, sulle nostre coste. Sei settimane di riprese a Lampedusa, isola con una lunga storia di sbarchi, in un'altalena di dolore e speranza, più cinque giorni a Berlino per un film toccante sulla storia di un incontro, quello di una donna, un avvocato di nome Carla, interpretata dalla sempre superba Laura Morante, rimasta sola dopo l'abbandono del marito, con un bambino, un profugo siriano di otto anni che un giorno la ferma per strada, chiedendole di aiutarlo a ritrovare la sua famiglia.

Grazie al piccolo siriano, impersonato da Amor Faidi, la donna, provata da una profonda crisi personale, entrerà in contatto con il desiderio troppo a lungo accantonato e mai compiutamente realizzato della maternità, riuscendo, infine, ad ottenere l'affido del bambino e ad occuparsene come una vera madre. Ma senza mai dimenticare la promessa fatta al piccolo, quella di ritrovare la sua famiglia d'origine. Quando ciò sarà avvenuto, per Carla non ci sarà che il vuoto di un amore materno appena conosciuto e subito negato. Ma il finale a sorpresa ribalterà ancora una volta le sorti di una vicenda umana che sperimenta la forza imprevista della vita e dell'affetto per l'altro.

Un'altra storia di amore genitoriale per un figlio non biologico, dopo L'angelo di Sarajevo, fiction andata in onda con successo due settimane fa, il racconto di un giornalista single che decide di salvare dalla guerra una piccola orfana che, poi, crescerà come una figlia. Un tema che Laura Morante, la protagonista di questo tv movie in onda lunedì, conosce bene: lei stessa, già madre di due figlie naturali, ha adottato un piccolo russo, di nome Stjopa, che ora la stessa età del figlio adottivo nella fiction, il tunisino Amor Faidi. E il regista Pupi Avati, in conferenza stampa, ha sottolineato come l'espediente narrativo della maternità 'ritrovata' sia emotivamente funzionale alla trattazione di un aspetto cruciale della contemporaneità, la lotta quotidiana e spesso di esito sfortunato per la sopravvivenza da parte di uomini, donne e bambine in carne e ossa, con un bagaglio di storie, sentimenti ed esperienze che spesso l'approssimazione mediatica cancella in nome del sensazionalismo e della semplificazione giornalistica: «Si parla di numeri che ci sembrano estranei, lontani da noi. Per questo ho scelto di raccontare la storia di uno di questi migranti e, perché fosse ancora più seducente, l'ho fatto bambino perché mi ha permesso di raccontare l'immediatezza di un contatto», ha spiegato il regista. In pieno accordo con Laura Morante che ha osservato come sia 'importante mettere l'accento su certi problemi in questo momento drammatico in cui l'egoismo trionfa'.