Questa sera, su RAI 4, dalle ore 21.05, saranno trasmessi gli ultimi due episodi della mini-serie televisiva Il caso O. J. Simpson.

I creatori Scott Alexander e Larry Karaszewski hanno scritto 10 episodi, magistralmente interpretati da Cuba Gooding Jr., nei panni di O. J. Simpson; Sarah Paulson, che interpreta Marcia Clark, colei che ha guidato l’accusa durante il processo e John Travolta, nei panni di Robert Shapiro, avvocato di Simpson.

La cronaca

La storia è piuttosto semplice e purtroppo non è nemmeno così insolita ai nostri giorni: lui è un uomo ricco e famoso; lei una giovane e bellissima ragazza.

Si sposano, hanno dei figli, vivono felici. Poi dopo 7 anni, lei chiede il divorzio per “differenze inconciliabili”. Dopo due anni, lei verrà ritrovata morta insieme ad un amico, nella sua casa e così ha inizio il processo per decidere se l’assassino è l’ex-marito, unico sospettato.

Una storia dunque che non ci sconvolge più, perché ogni giorno ne sentiamo di questo genere. La differenza forse c’è se la donna uccisa è Nicole Brown, ex moglie di O. J. Simpson, forse uno dei più famosi giocatori di football negli USA e poi diventato anche divo del cinema. Allora il processo fu trasmesso in tv e diventa il processo più celebre della storia nord-americana del XX secolo. Perché la differenza è stata probabilmente proprio questa: vedere un idolo di tutto il popolo americano alla sbarra per uno dei reati più cruenti e violenti che si possano immaginare.

Caduta di una stella

A distanza di più di 20 anni, però, è interessante vedere come episodio dopo episodio, venga portata alla luce la tesi principale della difesa che fu quella razziale: R. Shapiro, per vincere, decide di ingaggiare Johnnie Cochran, paladino dei diritti civili della popolazione afro-americana, che farà in modo di portare tutta l’attenzione sul colore della pelle dell’imputato.

Una rilettura del processo e dell’intera vicenda, in cui anche i media hanno un ruolo centrale: tutto sotto i riflettori, sempre e continuamente. Un circo mediatico in cui la verità non interessa a quasi nessuno, nemmeno alle persone della giuria, stanchi dopo più di 250 giorni di processo e che vogliono solo che tutto finisca.

Vincitore di due Golden Globes, come miglior mini-serie del 2016 e come miglior attrice per S. Paulson, Il caso O.J. Simpson è un racconto accurato e fedele alla realtà, un’opera critica nei confronti di una cultura che troppe volte si è fatta abbindolare dalla fama e ha scordato le vittime che questa provoca.