Non c'è dubbio che narcos, la Serie TV di Netflix sul narcotraffico in America Latina, abbia riscosso un enorme successo. Si potrebbe ricollegare la grande fortuna della serie alla bravura dei suoi attori, alle calde musiche latine come la strepitosa colonna sonora, Tuyo di Rodrigo Amarante,

ma anche al fatto che quella raccontata sia una storia realmente accaduta, descritta con estrema precisione nonostante le modifiche drammatiche necessarie per rendere più interessante una qualunque serie televisiva.

Narcos, un grande successo per Netflix

Incredibilmente ben fatto, Narcos rende possibile immergersi nella storia dei cartelli colombiani, spesso impedendoci di prendere realmente le parti dei "buoni" contro i "cattivi".

Le prime due stagioni che hanno trattato la storia del leggendario signore della droga Pablo Escobar, sono riuscite a catalizzare l'attenzione considerata la bravura del suo interprete, Wagner Moura, immenso in quel ruolo. Moura, tra l'altro, è brasiliano. E il brasiliano è una lingua molto diversa dal colombiano (giusto per sottolinearlo). La figura di Escobar è stata costruita talmente bene da non oscurare la sua crudeltà, ma allo stesso tempo il pubblico si è davvero affezionato alla rappresentazione del personaggio fatto dalla serie. Le sue ambizioni, la sua istintività, la sua ascesa, il legame con la famiglia e soprattutto con il cugino Gustavo Gaviria, le canzoncine cantate sotto doccia,

lo hanno reso un personaggio temuto ed amato al punto che dopo la sua morte alla fine della seconda stagione, in molti si sono rifiutati di vedere la terza.

Sui social le foto di Pablo pensieroso e solo dopo aver spedito via la famiglia sono diventate un vero e proprio fenomeno di massa, rendendo quasi difficile odiare il più pericoloso narcotrafficante di tutti i tempi.

Dopo le prime due stagioni incentrate sulla nascita, la crescita e l'affermazione del cartello di Medellin, la terza si focalizza invece sulla lotta del governo e della Dea ad un altro cartello, quello di Cali, guidato dai fratelli Gilberto e Miguel Rodriguez Orejuela, affiancati da figure contorte come il fascinoso Pacho Herrera e il brutale Chepe Santacruz.

Elemento di continuità in tutto questo è la figura dell'agente della Dea Javier Pena (interpretato da Pedro Pascal, già visto in un'altra serie di grande successo come "Il trono di spade" nei panni del principe Oberyn Martel), figura alquanto particolare e allo stesso tempo estremamente affascinante. La sua estenuante lotta ai cartelli della droga lo porterà a scendere anche a compromessi con gli stessi narcotrafficanti in competizione con Cali, in particolare con il nuovo leader del cartello di Medellin, Don Berna.

Diventata la punta di diamante di Netflix insieme a Stranger Things, Narcos permette di entrare all'interno del mondo latino, di rimanerne estasiati ed affascinati, di amarne perfino i sottotitoli (che non piacciono mai a nessuno) perché le parti recitate in spagnolo gli danno quel tocco di autenticità che una serie trattante fatti realmente accaduti deve avere e che serve anche a rendere più verosimile il tutto.

A conferma del suo successo, nel 2016, la serie e Wagner Moura (Pablo Escobar) sono stati nominati ai Golden Globe rispettivamente per miglior serie drammatica e miglior attore.

Grandi cambiamenti nel cast della quarta stagione

Se è stato difficile abituarsi alla mancanza di Pablo nella terza stagione, questa si è però dimostrata all'altezza delle precedenti anche per la tensione creata dalla figura di Jorge Salcedo, il bravo ragazzo che per bisogno di soldi finisce nel brutto giro dei cartelli e che non sa più come uscirne, che porterà alla cattura dei capi di Cali.

Unica costante, come già detto, è Javier Pena. Ma la quarta stagione sembra voler segnare un momento di rottura radicale con le precedenti. Pedro Pascal, che interpreta l'agente della Dea, infatti, non sarà presente. Netflix ha confermato la sua sostituzione con Michael Pena e Diego Luna. Si è addirittura parlato di una partecipazione del nostro paroliere Cristiano Malgioglio, notizia confermata da lui stesso per quanto a molti potesse sembrare una bufala.

Un'altra importante novità è che, per la prima volta, a fare da sfondo alle avventure dei cartelli non sarà la Colombia, patria della cocaina, ma il Messico. La stagione tratterà, appunto, della nascita del cartello di Guadalajara, e apparentemente si parla di un reboot, cioè un salto temporale: "Le origini del cartello di Guadalajara risalgono al periodo fra la fine degli anni Settanta e i primi Ottanta, quindi Narcos andrà indietro nel tempo" dice Eric Newman all'Hollywood Reporter.

Questa nuova fase della serie è, però, segnata dall'orribile mistero: il massacro dell'assistente di produzione Carlos Munos Portal, trovato nel bagagliaio della sua auto, ucciso da una serie di colpi di pistola in una zona isolata al confine tra Hidalgo e Messico. Quì, Portal, stava cercando nuove location per le riprese. Sono ancora sconosciute le cause dell'assassinio, ma si crede che a qualcuno del luogo non piacesse la presenza del produttore e le foto che stava scattando in quei luoghi.

Sicuramente la mancanza dell'agente Pena sarà molto sofferta dal pubblico di Narcos, e l'inizio di un capitolo completamente diverso senza i personaggi ai quali ci si era affezionati altrettanto dura. Ma la bellezza di Narcos ha sempre sorpreso anche dopo le grandi perdite. Speriamo dunque in un'altro grande successo per Netflix.

Ecco il primo Teaser dell'ultima stagione