Il castello medievale più grande della Sicilia e il meglio conservato tra quelli della sua epoca, si trova a Caccamo e, solo da pochi giorni, è visitabile sette giorni su sette. Era visitabile anche prima, ma per anni i cancelli restavano chiusi per l’intera giornata del lunedì; mentre adesso, grazie ad una nuova turnazione del personale di custodia, sarà aperto tutti i giorni. A deciderlo è stata l’amministrazione comunale guidata da Nicasio Di Cola con un provvedimento del 19 luglio.
Il maniero, che troneggia il borgo medievale a metà strada tra Palermo e Cefalù, attrae ogni anno migliaia di visitatori con importanti ricadute occupazionali sul territorio.
Fino al 1963 era proprietà privata, poi il duca Antonio De Spuches decise di cederlo alla Regione siciliana, questa da allora ne è proprietaria ma lascia la gestione al Comune.
Benché il monumento (stranamente!) non rientri nei circuiti escursionistici di alcun tour operator, i turisti a Caccamo arrivavano numerosi anche il lunedì e, trovando chiuso il castello, restavano delusi e manifestavano il proprio disappunto ai commercianti e le associazioni del posto. Dunque se da un lato a tenerlo chiuso si risparmiava il pagamento di qualche ora di straordinario ai dipendenti, nel tempo questa scelta aveva danneggiato l’immagine del paese, oltre a determinare una sicura mancanza d’introito per le casse comunali (si parla in media di una settantina di visitatori al di in bassa stagione) .
Sono stati infatti proprio gli operatori del settore turistico a farsi portavoce di questa esigenza e a chiedere l’apertura del castello tutti i giorni della settimana. Richiesta ben accolta dalla giovane assessora al Turismo Giorgia Galeone che in tempi record ha ottenuto il via libera anche dalla competente sovrintendenza ai beni culturali.
La millenaria storia del maniero più grande di Sicilia
Il mastodontico edificio merlato accoglie e sbalordisce chiunque arrivi in questo piccolo borgo. Domina l'abitato da uno strato roccioso a 520 metri sul livello del mare, il castello fu il luogo del primo insediamento di Caccamo, si presume a partire dal 480 a.C., quando un gruppo di cartaginesi, guidati da Amilcare e scampati alla morte nella battaglia di Himera per mano dei siracusani, fuggì a rifugiarsi su quelle alture.
All’inizio si fu costruita solo una torre di avvistamento, per tener d’occhio la vallata sottostante scavata dal fiume San Leonardo. Risale al 1094, in piena epoca normanna l’adattamento a residenza nobiliare, con Goffredo de Sageyo primo barone di Caccamo per investitura di Ruggero I. Benchè fu testimone di tutta la storia siciliana, poiché prestigiosa proprietà delle più importanti famiglie dell’isola, a renderlo famoso fu il conte Matteo Bonello che tra le queste poderose mura (oltre un metro di spessore in alcuni punti) nel 1160 organizzò la congiura dei baroni siciliani per togliere la corona al re Guglielmo I detto “il malo”. La congiura finì nel sangue; i baroni ribelli furono perseguitati e Bonello torturato ed accecato, morì in prigione.
Di questa pagina di storia medievale ancora oggi il castello di Caccamo custodisce la sala dove si la ribellione prese forma, nota come “sala della congiura”.
Nei secoli ogni famiglia ampliò ed adattò il castello al gusto dell’epoca: dai Chiaramonte ai Prades, dai Cabrera agli Amato, passando per gli Herniquez e terminando con i De Spuches, furono più volte rimaneggiati gli ambienti interni ed esterni, senza mai sminuirne la bellezza.
Oggi il castello di Caccamo è un indiscusso capolavoro dell’architettura, consegnato ai posteri grazie ad una consistente opera di restauro eseguita con fondi regionali nell’arco di 24 anni, dal 1974 al 1998, seguiti dall’architetto Rodo Santoro, interventi senza i quali l’intera struttura sarebbe andata perduta.
Mentre oggi quasi tutti gli ambienti sono fruibili: scuderie, sala teatro, cappella palatina, prigioni, salone della congiura, sala del trabocchetto, sala del camino, camera da letto, stanza da pranzo, cucine e stanze della servitù, perfino la terrazza degli impiccati, il luogo dove venivano eseguite le pene capitali, oggi ampio balcone con una straordinaria vista sul lago Rosamarina e sulla riserva naturale di Monte Cane.
Ingresso libero la prima domenica del mese
Da quattro anni, grazie a fondi europei e a donazioni private si è arricchito l’interno, rendendo la visita un momento di arricchimento sulla cultura, tradizione, antropologia, e storia caccamese.
Le sale più ampie ospitano il A Messina riapre il Museo delle Armi antiche del Castello (Maac), che comprende diversi pezzi di epoca garibaldina ed un percorso audio video.
Accanto al mobilio originale di fine ottocento, alcuni ambienti sono stati arricchiti con copie donati dai mobilieri del posto; come pure si devono alle donazioni le mostre di minerali (del docente Antonio Bommarito), copie di abiti d’epoca (dello stilista Ignazio Rondone), accessori, calzature ed abiti di fine ottocento (collezionisti privati), delle fotografie della Castellana, degli stemmi delle famiglie nobiliari e degli attrezzi della civiltà contadina (curate dalla Pro Loco), dei pupi siciliani (del famoso puparo Franco Cuticchio).
Aperto tutti i giorni, mattina (dalle 9 alle 13) e pomeriggio (dalle 15 alle 19) la visita vale ben oltre i quattro euro che vengono chiesti all’ingresso ( tranne per gli studenti e docenti; libero per tutti la prima domenica del mese) e che comprendono pure l'accompagnatore in lingua italiana e straniera.