La drammatica vicenda di cronaca nera racconta del ritrovamento di una studentessa universitaria austriaca 22enne (Cecilia Maria Fassine), e del suo bambino di cinque mesi (Matteo Arion Fassine), scomparsi venerdì da un camping di Montefiascone (Viterbo), luogo scelto per trascorrere un periodo di vacanza insieme ai genitori. Il caso sembrerebbe non presentare molti misteri se non quello della motivazione che avrebbe spinto la ragazza al gesto estremo dell'impiccagione e per la quale attualmente gli inquirenti stanno cercando di comprenderne il motivo dandogli una risposta.

L'allarme per la scomparsa della ragazza e di suo figlio sarebbe scattato dopo che la madre, atteso per lungo tempo il loro ritorno, avrebbe avuto il presentimento che fosse accaduto quello che da tempo temeva. L'allontanamento le era stato comunicato dalla figlia perché non riusciva a far dormire il bambino e la decisione di una passeggiata sarebbe stata utile a calmarlo per fargli prendere sonno. Seppur intimorita dalla situazione perché al corrente della malattia depressiva di cui era affetta la figlia, la madre non ha potuto far altro che accettarne la decisione.

Un caso di depressione?

La vicenda ha avuto un esordio quasi premonitore in quanto la famiglia austriaca era andata in quel camping nel tentativo di aiutare la ragazza dopo l'avvenuta nascita del suo bambino.

Una vicenda che l'aveva portata ad accusare forti crisi depressive post partum e un malessere generale che la spingeva all'odio per quel figlio che non aveva desiderato e che riteneva responsabile di un suo possibile fallimento personale. Dopo alcune indagini partite dal camping di Amalasunta, in provincia di Viterbo, i vigili del fuoco hanno fatto scattare l'allarme e un relativo piano di ricerche nella zona del lago di Bolsena per tutta la notte, fino a quando questa mattina i volontari della protezione civile di Celleno, hanno trovato a poche centinaia di metri dal camping la ragazza impiccata ad un albero e il suo piccolo bambino morto ai suoi piedi.

Il caso sarà davvero concluso?

Il caso è quindi spiegato e gli inquirenti sembrerebbero essere certi che si sia trattato di un drammatico gesto indirizzatosi all'omicidio-suicidio. La giovane mamma si sarebbe allontanata per circa 200 metri dal campeggio dopo aver maturato il folle gesto, e dopo aver soffocato il figlio (come indicato dai primi approcci investigativi), avrebbe avuto la capacità e il sangue freddo di togliersi la vita per mezzo di uno dei più antichi sistemi utilizzati per la pena capitale; l'impiccagione.

Questa è la conclusione riscontrata dagli investigatori dopo aver constatato che sul corpo della giovane ragazza austriaca, non vi sarebbero stati riscontrati segni di violenza o di tortura che avrebbero potuto indirizzare le indagini del caso verso altri misteriosi percorsi. Unico enigma che ci si pone e per la quale si avranno nuove notizie dopo l'autopsia del corpo sul piccolo Matteo, è quello di sapere se il bambino è morto per il freddo o il suo è davvero un caso di infanticidio legato allo stato depressivo post maternità della giovane mamma.