La riforma della Scuola voluta a tutti i costi da Renzi comprende il capitolo della chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici. Questo è stato uno dei punti più contestati del DDL e uno dei motivi che hanno scatenato forti proteste, non ancora sedate. Il potere dato ai dirigenti è talmente importante, che questi sono stati definiti i 'presidi sceriffi'. Ma come funzionerà questa chiamata? Quali possibili conseguenze avrà questa scelta del Governo sull'insegnamento e sulla scuola in generale?

Scuola, chiamata diretta dei docenti: come funziona

Il dirigente scolastico prenderà l'elenco dei docenti dagli ambiti territoriali, dove vi saranno inizialmente gli insegnanti soprannumerari e quelli che chiederanno la mobilità 2016/17. Chi verrà assunto a settembre 2015 non verrà incluso. Gli ambiti territoriali verranno definiti dagli uffici Scolastici Regionali entro il mese di giugno del 2016 e includeranno più province. Ogni docente avrà il suo curriculum e la possibilità di auto-candidarsi in una scuola. Il dirigente sulla base di questi due elementi, più della priorità dovuta alla legge 104 a livello personale, sceglierà a chi fare una proposta lavorativa. L'ultima parola spetta al docente, che dovrà scegliere se accettare o meno la proposta e quale accettare, nel caso siano più di una.

I docenti che non riceveranno proposte da nessun dirigente, verranno assegnati d'ufficio dagli Uffici Scolastici Regionali.

Quali conseguenze con la chiamata diretta nella scuola?

Ma le conseguenze di questa scelta governativa potrebbero essere più negative che positive. Va bene all'autonomia scolastica, ma i rischi che si corrono non possono essere ignorati.

Ferma restando che il sistema presenta ancora tanti punti oscuri, la FLC CGIL ha fatto notare anche questo sistema di reclutamento:

  • condiziona il docente al potere e alla volontà del dirigente scolastico, ledendo la libertà di insegnamento;

  • crea disparità di trattamento tra docenti, la cui bravura è sottoposta al giudizio personale di un'unica persona (che potrebbe andare anche a simpatie ed antipatie);

  • crea discriminazione fra scuole, con istituti pieni di docenti qualificati e altri che devono accontentarsi di quello che resta;

  • elimina l'imparzialità dovuta nelle PA.