Addio latino a Scuola, questo viene da pensare alla luce del recente bilancio che a distanza di cinque anni tira le somme dopo la discussa riforma Gelmini. Nell’ultimo lustro i dati relativi agli iscritti della scuola superiore parlano chiaro, evidenziando un panorama liceale completamente trasformato: per il classico 44% degli iscritti in meno per una lingua morta che rischia di sparire dalle scuole.

Dal 2009 circa 180.000 iscritti in meno: è l’addio al latino?

Così muore di nuovo una lingua morta. Certo, da qui ad attribuire una diretta responsabilità alla riforma ce ne vuole, ma è altrettanto vero che i dati mostrano una netta inversione di tendenza proprio in coincidenza di tale evento.

Fino al 2009 infatti, il trend era completamente l’opposto: gli iscritti ai licei classici erano sempre aumentati. Poi il tracollo dei classici le cui cause risultano difficili da individuare. Ma non si parla solo di licei classici perché la drastica riduzione di iscritti evidenziata si riflette anche sui licei scientifici “tradizionali”, quelli che prevedono l’insegnamento del latino, a tutto vantaggio di quelli sperimentali o ad indirizzo sportivo e delle Scienze applicate che hanno visto moltiplicarsi di anno in anno il numero degli iscritti.

Meno latino ma più lingue straniere

Una vera e propria fuga dal latino che ha portato circa 180mila studenti a evitare la lingua morta forse per timore di rimanerne appestati, forse a causa della dubbia consapevolezza che ormai le lingue da conoscere per riuscire nel mondo del lavoro sono ben altre.

Crescono infatti i licei linguistici, al secondo posto in ordine di preferenza, forti del fatto che al giorno d’oggi sempre meno si può prescindere dalla conoscenza dell’inglese e di una terza lingua, indipendentemente dalla vocazione internazionale di ciascuno. La fuga dal latino è si caratterizza poi da una migrazione verso altri licei come quelli artistici e musicali/coreutici, sempre più gettonati, mentre rimangono sostanzialmente invariate le preferenze nei confronti di tecnici e professionali.

Il preoccupante scenario riporta in auge l’antico dibattito circa l’utilità dello studio del latino che anche nel resto del mondo sembra essere sempre più messo da parte. Secondo Josephine Livingstone, giornalista e insegnante, non è una tragedia ma in un articolo pubblicato su The Guardian evidenzia i vantaggi pratici per cui è un bene studiare le lingue morte.

Al di là della nostalgia infatti, secondo la giornalista, l’apprendimento di una lingua morta sarebbe di grande aiuto nell’apprendimento di una seconda, terza o addirittura quarta lingua. Basta guardare gli alberi genealogici per capire come lingue apparentemente distanti siano in realtà lingue figlie da un’antica “lingua madre”.

Ma non solo, non bisogna trascurare nemmeno lo studio dei classici: "possiamo vedere il mondo romano e greco nei programmi televisivi sulla storia e in film di successo, - spiega la giornalista - ma anche leggere le parole latine e greche incise sulle pareti degli edifici del potere". In calce all’articolo uno spassionato consiglio: "smettete di guardare Game of Thrones.

Beowulf è meglio e mostra meno scene di stupro. Fatelo per il bene delle vostre competenze linguistiche, fatelo per il collegamento con il passato - ma soprattutto, fatelo perché la letteratura è bella."