Un tema caro a molti lavoratori che sono prossimi a lasciare il lavoro per andare in pensione e che magari, hanno versamenti in più gestioni, sicuramente è quello della ricongiunzione dei contributi. Infatti, spesso, i lavoratori si trovano ad aver versato contributi all’Inps, all’INPDAD ed in altre casse previdenziali. In casi del genere, il problema è come riunificarli nella cassa previdenziale a cui il lavoratore chiederà la pensione. La materia ha subito notevoli cambiamenti negli anni e quasi sempre in peggioramento. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e cosa si muove in pentola tra le tante discussioni sulle Pensioni.

Ricongiunzione a pagamento e cumulo gratuito

Su questo tema, come dicevamo, l’Onorevole Gnecchi, esponente della Commissione Lavoro della Camera di Damiano, ha chiesto una audizione all’INPS. Il problema sottolineato dalla Gnecchi è proprio la ricongiunzione che secondo la Parlamentare è un istituto ingiusto nei confronti dei lavoratori. Infatti, ricongiungere i contributi fino al 2010 era una operazione gratuita, a meno che non si optasse per convergerli nella cassa di previdenza che dava una pensione più alta, per esempio l’INPDAD. Dal Governo Berlusconi, questo istituto diventò oneroso per tutti ed a pagare dazio, proprio dal punto di vista economico sono i pensionati.

Infatti l’onere di pagare all’INPS un importo diverso in base all’ammontare dei contributi da convergere nella cassa previdenziale che erogherà poi la pensione spetta al lavoratore.

In termini meno tecnici è come chiedere ad un soggetto di pagare due volte i contributi. Il Governo Monti ha corretto parzialmente il tiro, creando un istituto parallelo alla ricongiunzione, il cumulo che si differenzia dalla prima proprio perché gratuita. Il problema, come sempre è che non è applicabile a tutti ed i vincoli ne limitano proprio l’utilizzo.

Infatti, il cumulo è consentito solo a chi raggiunge i requisiti per la pensione di vecchiaia, mentre viene negato per l’anzianità. Altro vincolo è che il cumulo è possibile a condizione che i contributi versati nella cassa da cui si chiede vengano spostati, siano inferiori a 20 anni.

Contributi silenti in aumento

Gli alti costi della ricongiunzione insieme alle politiche del lavoro che hanno prodotto molti precari, cioè soggetti occupati occasionalmente, hanno prodotto un consistente aumento dei contributi silenti.

Questi non sono altro che versamenti che vengono inutilizzati dai lavoratori, che pur di non riscattarli, non vengono richiamati dai lavoratori e diventano soldi regalati alle casse dello Stato. Il problema è proprio questo, trattare contributi effettivamente versati (soldi liquidi) come il riscatto del periodo di laurea, non è giusto. Inoltre, le cifre richieste sono salatissime, vanno da qualche migliaia di euro a superare anche i centomila. In parole povere, chi non ha la possibilità o semplicemente, chi trova ingiusto pagare due volte la propria contribuzione, lascia allo Stato parte dei propri versamenti che poi non si sa che fine fanno. Importante sarà l’incontro dove la Gnecchi chiederà se non proprio di renderli gratuiti, di correggere il tiro concedendo uno sconto sia in moneta che per quanto riguarda i vincoli, come quello dei 20 anni.