La Jabil, multinazionale USA del settore dell’elettronica, conferma il licenziamento di 190 dipendenti dello stabilimento di Marcianise nel casertano a partire dal 25 maggio. La trattativa imbastita con il ministero del Lavoro e le parti sociali sembrava proseguire positivamente con l’interruzione dei licenziamenti – definiti nulli dalla ministra Catalfo – ma i rappresentanti della società hanno abbandonato inspiegabilmente e improvvisamente la riunione, aprendo allo scenario che si cercava di evitare. Oggi verrà fatto un nuovo tentativo di accordo per tutelare tutte le parti in causa.
La Catalfo al tavolo ha spiegato perché i licenziamenti non sono validi
La ministra del Lavoro, durante l’incontro, ha comunicato alla Jabil la nullità dei licenziamenti, spiegando come siano state violate diverse normative. La multinazionale, infatti, in primis non avrebbe rispettato quanto previsto in materia di licenziamenti collettivi, ma non solo. Il governo, infatti, con il decreto aprile e con il più recente Decreto Rilancio, ha previsto la proroga della Cig e lo stop ai licenziamenti almeno fino ad agosto. Con l’interruzione dei contratti di lavoro dei 190 dipendenti, di fatto, la Jabil non ha rispettato le normative vigenti.
Lo scopo della Catalfo adesso è capire le ragioni dell’abbandono inspiegabile delle trattative da parte della multinazionale statunitense e trovare un punto di incontro con la stessa per salvaguardare la continuità occupazionale dei lavoratori coinvolti nella procedura, anche rivolgendosi direttamente ai vertici della società.
Una vertenza tra la Jabil e i lavoratori iniziata a giugno dello scorso anno
La vertenza con i lavoratori dello stabilimento di Marcianise è nata a giugno 2019, quando la Jabil ha annunciato l’esubero di metà dei 700 dipendenti. Secondo i vertici della società, il lavoro è calato notevolmente rispetto al 2015 - anno nel quale fu acquistato lo stabilimento dalla Eriksson – e il numero delle risorse è superiore alle necessità attuali, tanto che molte di esse sono sotto-utilizzate.
Si è cercato quindi un accordo con i lavoratori per l’esodo in altri stabilimenti oppure una ricollocazione, senza riuscire però nell’intento.
Attualmente si sta lavorando con i sindacati per trovare una soluzione al problema, magari ricollocando i 190 lavoratori in aziende locali interessate oppure proponendo un’uscita incentivata, come avvenuto per gli altri 160 dipendenti.
Un programma di outplacement volontario di difficile realizzazione
La Jabil insieme alle organizzazioni sindacali di categoria avrebbe realizzato un programma di reimpiego dei lavoratori in altre aziende del casertano, interessate ad assumerli. Nonostante però le imprese che hanno richiesto risorse – anche in numero maggiore rispetto ai 190 dipendenti della multinazionale – siano tante, ad oggi il programma non ha riscontrato un numero adeguato di adesioni al reimpiego.
Vista anche questa problematica – che sembra di difficile soluzione - la Jabil ha deciso di optare per il licenziamento collettivo dei 190 dipendenti, indipendentemente dall’eventuale ricollocazione degli stessi. Eventualità che i sindacati e la ministra Catalfo vogliono evitare, sperando in un proficuo dialogo con la società.