Proseguono i dibattiti sul referendum che si terrà domenica 17 aprile e mancano poche ore per interrompere qualsiasi forma di pubblicità legata alla questione 'trivelle a-mare', (un gioco di parole), che sta portando la questione a una moltitudine di programmi su tutti i media quotidiani e sulla varietà di social network di cui si dispone e che permettono di esprimere gli infiniti 'illuminati' pensieri sul tema. Ognuno dice la sua cercando di convincersi che questo lo porterà a scegliere nel modo migliore che cosa fare, da che parte 'spostare' la propria bilancia e se il referendummerita davvero l'indispensabile presenza al voto di domenica 17 aprile.

Quello che molti si augurano (a detta degli infiniti discorsi che vengono fatti nei locali di ritrovo), è che si sia davvero compresa la motivazione per la quale si va a decidere se optare per il 'no', il '' o per 'l'astensione'.

In questi giorni anche uno dei politici più importanti e ascoltati ha voluto dare 'stranamente' il proprio consiglio all'astensione; cosa che sembrerebbe essere ritenuta poco seria in quanto porterebbe una grossa fetta di elettori, i più anziani, a considerare l'opinione facendone un principio di solidarietà; fosse anche solo per l'età di appartenenza e per il rispetto che hanno verso questa persona. Così sembrerebbe che proprio l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dicendo che astenersi al referendum è un diritto, abbia 'tirato un colpo basso' a una causa che meriterebbe di essere ponderata con la propria testa e non con il cervello di altre persone che potrebbero plasmare i più deboli come 'marionette'.

Quali sono le opportunità del referendum

Purtroppo in un'era in cui si sente parlare di carenza di lavoro, o meglio ancora della sua assenza, molte persone si vedono impaurite dalla prospettiva 'allettante' che le piattaforme petrolifere stanno attualmente dando al futuro dell'intero Paese e che potrebbero cessare con la votazione che si terrà domenica 17 aprile, quando gli elettori andranno a pronunciarsi per abrogare o no il rinnovo delle concessioni che permettono letrivellazionioltre le 12 miglia marine.

Sarebbe anche d'obbligo comprendere i motivi per la quale il Governo ha voluto 'legittimare' di nascosto questa proposta e perché spinga verso il no, o meglio ancora verso la speranza dell'astensionismo popolare; lo stesso che ormai da troppi anni sembra apparentemente rinnovarsi e che solo nel 'referendum acqua' del giugno 2011 è riuscito a portare alle urne, dopo anni, ben 27 milioni di elettori che hanno dimostrato solidarietà e coesione sociale unanime.

Le opportunità di questo referendum sulle trivellazioni a-mare porteranno, se raggiungerà il quorum, la sicura dimostrazione che il popolo è ancora in grado di decidere e diesaminare quello che potrebbe essere positivo per il futurose le trivellazioni proseguiranno senza scadenza, o cosa avverrà se cesseranno come da contratto per la durata stabilita. In gioco c'è la 'faccia' messa dall'Italia al COP21 insieme agli altri 194 Paesi, quando ha promesso unindirizzo verso l'eliminazione dei combustibili fossilie la ricerca di fonti rinnovabili per salvarci dall'inquinamento, dedicandosi a 'riaccendere' il futuro del Paese.