La Classe degli asini ha riportato alla conoscenza del pubblico vicende che hanno interessato la Scuola italiana fino agli anni '70. In tal senso, la Rai si conferma una rete impegnata nel sociale. La vicenda narrata si ispira alla vera storia dell'insegnante che rivoluzionò la scuola italiana. La sua battaglia ebbe inizio quando la figlia Flavia, all'età di sei mesi, si ammalò di febbre asiatica che le procurò danni cerebrali irreversibili, impedendole di fatto di iscriversi alla scuola dell'obbligo. Non una novità per l'epoca, si parla degli anni '50, quando esisteva una netta linea di demarcazione tra gli studenti: da un lato le classi differenziali che accoglievano bambini con difficoltà nell'apprendimento e con disabilità, dall'altro i cosiddetti ' normali'.

Iniziò così per la Casale una vera battaglia per l'inclusione dei bambini disabili nelle classi, nonostante la stessa Costituzione prevedesse, ieri come oggi, con l'articolo 34 che "la scuola è aperta a tutti".

Tuttavia, in quegli anni la situazione non era così cristallina e la tendenza era quella di isolare i 'diversi' per non rallentare lo sviluppo intellettivo dei 'normali'. In questo modo si incrementavano le diseguaglianze, non permettendo l'integrazione. Ma la Casale non si diede per vinta e, una volta divenuta preside della sua scuola, la Camillo Olivetti di Torino, diede inizio a un processo rivoluzionario che consisteva nell'inserimento dei disabili all'interno delle classi. Il suo lavoro giunse all'attenzione del ministero dell'Istruzione, ma la vera svolta si ebbe solamente nel 1977 con l'abolizione delle classi differenziali e la disposizione di un programma didattico e dell'inserimento dell'odierno insegnante di sostegno per i bambini disabili.

In questo modo avvenne la vera e propria integrazione nel tessuto scolastico di questi bimbi, con le giuste condizioni per essi di esprimere al meglio le loro risorse e di potenziarle. Oggi è normale trovare uno o più disabili all'interno di una classe, ma è anormale che questi non abbiano il numero necessario di insegnanti per aiutarli nello svolgimento delle attività didattiche, così come che alcuni genitori ancora si ostinino a considerare il disabile un pericolo invece che un valore aggiunto.