La Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche (abbreviato Commissione banche), istituita da appena pochi giorni, probabilmente non riuscirà ad arrivare a nessuna conclusione. Alla scadenza della legislatura fissata al 15 marzo 2018, infatti, mancano solo cinque mesi e, se si escludono feste natalizie e voti sulla legge di Stabilità, i mesi a disposizione per scoprire la verità sui casi banche venete, Mps e Banca Etruria restano solo tre. Se poi si considera che a capo della suddetta Commissione è stato designato Pier Ferdinando Casini, convinto sostenitore della attuale maggioranza di governo, e che molti dei membri sono parlamentari Pd di estrazione renziana, come Francesco Bonifazi (tesoriere del partito ed ex di Maria Elena Boschi) e Andrea Marcucci, ecco spiegati i dubbi sulla sua reale efficacia espressi, tra gli altri, dal direttore del quotidiano Libero, Vittorio Feltri.

L’ordine dei lavori: si parte dal Veneto, per Banca Etruria c’è tempo

Lo stesso presidente della Commissione banche, Pier Ferdinando Casini, ha fatto sapere ieri, 12 ottobre, che i lavori del consesso da lui presieduto prenderanno il via ‘a ritroso’, ovvero dal crack delle banche venete Pop Vicenza e Veneto Banca. Vicenda in cui potrebbe essere messa in discussione la mancata vigilanza della Banca d’Italia il cui attuale governatore, Ignazio Visco, notoriamente non riscuote il favore del segretario Dem Matteo Renzi. Subito dopo toccherebbe (anche se il condizionale è d’obbligo perché il tempo stringe) a Mps, la banca senese di cui faceva parte anche il dirigente ‘suicidato’ David Rossi, legata in passato a doppio filo con la ‘ditta’ di Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, divenuti ora temuti avversari dell’ex premier di Rignano.

Solo in coda, e quindi mai, si passerebbe all’esame dell’anomalo salvataggio di quattro piccoli istituti bancari, tra cui Banca Etruria dell’ex vice presidente Pier Luigi Boschi, papà del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi.

L’opinione di Vittorio Feltri sulla Commissione banche

Sullo scottante tema Commissione banche ha detto la sua, oggi su Libero, anche Vittorio Feltri.

Secondo uno dei decani del giornalismo italiano la commissione che “teoricamente dovrebbe indagare sulle banche rotte, cioè quelle che sono andate in malora a causa di una gestione da furfanti, in realtà è un bidone vuoto e combinerà poco”. Le motivazioni addotte da Feltri per spiegare un giudizio così duro sono i tempi ristretti della legislatura, ma soprattutto il fatto che la Commissione sia formata da “gente sprovveduta in materia di credito”.

Scopo dei ‘Casini Boys’, secondo Feltri, è arrivare allo scioglimento delle Camere senza giungere ad alcuna conclusione. Feltri si basa sulle esperienze passate, visto che nessuna Commissione parlamentare è mai riuscita a risolvere un caso negli ultimi 50 anni. Insomma, ne è sicuro il direttore di Libero, “la commissione banche ha tutti i requisiti onde prendere per il cul* gli italiani”. Il presidente Casini, poi, non sarebbe altro che “una garanzia di inefficienza perfettamente in sintonia con lo spirito dell' inquisizione”.