Quasi tutti gli economisti, il mondo degli industriali e commercianti concordano sul fatto che sarà dura fare ripartire l'economia con i primi provvedimenti contenuti nello "sblocca Italia". E così è stato coniato il nuovo termine, "annuncite". Ossia, sembrerebbe, quel tipo di malattia di chi governa con pochi fatti e tanti annunci. Ed in questa situazione sarebbe opportuno inserire pure il progetto del Deposito Unico delle scorie radioattive. Con la costruzione del Parco Tecnologico e Deposito nazionale unico è stato stimato un investimento di quasi 3 miliardi di euro.

L'Ispra, nelle settimane scorse, ha già pubblicato le linee guida per identificare le aree idonee ad accogliere i rifiuti radioattivi ed il progetto è stato già riconosciuto come uno dei più importanti lavori infrastrutturali dell'Italia. È ovvio che bisognerà fare attenzione a non cadere nell'errore del governo Berlusconi, quando scelse Scanzano Jonio come deposito nazionale che in seguito ad una vera sommossa della popolazione locale -anche per non averli direttamente coinvolti- dovette fare marcia indietro. Oggi i tempi sembrerebbero più maturi. La realizzazione del Deposito nazionale è oramai un'esigenza improcrastinabile per gli italiani. Si tratta d'una infrastruttura che interessa l'Ambiente e non il nucleare.

Il programma iniziale prevede il trattamento dei rifiuti "a bassa e media intensità". Alla data odierna i rifiuti radioattivi nel nostro Paese sono distribuiti in 23 depositi che ricevono il 60% circa da impianti in disuso ed il 40% (più o meno 600 metri cubi ogni anno di rifiuti) dalla medicina nucleare e dalla ricerca.

Il rallentamento di questa opera -a parte probabilmente giustificata- sembrerebbe da ricercare tra le paludose verifiche, le ricerche dei siti candidati, i dovuti pareri degli esperti della pubblica burocrazia, il relativo decreto di localizzazione e così via. È stato calcolato che passeranno perlomeno cinque anni a partire da oggi prima di fare decollare i lavori.

La chiacchierata Sogin Spa (azienda pubblica al 100% del ministero del Tesoro), dopo avere rinnovato il piano industriale ed i vertici (alcuni vecchi dirigenti sarebbero entrati nel mirino della magistratura) è pronta per la grande avventura dato che si ritiene in grado di occuparsi con successo della costruzione del deposito e della gestione dei rifiuti. Il valore di mercato è stato stimato in 800 miliardi di dollari; in 27 anni si potrebbero dismettere i siti al 22% e fra due anni circa al 50%.

Intanto va pure ricordato che le centrali nucleari disattivate sono Caorso, Garigliano e Trino, mentre per Latina bisognerà ancora attendere. Un ritardo che potrebbe non aiutare. Promesse, dunque.

Ma se saranno mantenute e, quindi, meglio anticipate porterà alla ribalta internazionale la professionalità, la tecnologia e l'eccellenza italiana che di questi tempi non è davvero poco. Visto che richiederà, inoltre, la collaborazione di enti di ricerca, università ed industriali che si trovano -per la maggior parte- ancora alla finestra in attesa di rimboccarsi le maniche.