"Vorrei incontrarti tra cent'anni, tu pensa il Mondo tra cent'anni…'' cantava Ron assieme a Tosca in una canzone proposta a Sanremo nel 1996. E chissà come saremo tra cent'anni, o meglio, tra ottanta, visto che da quella edizione del Festival della canzone italiana ne sono già passati venti. Lo stimato paleoantropologo inglese Matthew Skinner si è spinto anche oltre, predicendo come potremmo essere tra tremila anni, nel cinquemila. Le alternative proposte sono tre, in base all'habitat in cui l'essere umano sarà costretto a vivere. Vediamole di seguito.

In un Mondo acquatico o su un altro Pianeta?

Nel cinquemila l'essere umano dovrà vivere in un mondo fatto prevalentemente di acqua, giacché il livello dei mari avrà sommerso la superficie terrestre, allora probabilmente per la propria sopravvivenza svilupperà mani e piedi palmati. Al fine di poter camminare e muoversi adeguatamente. Ma anche una membrana nittitante, cioè una palpebra trasparente che proteggerà e idraterà gli occhi mantenendo la visibilità. Una sorta di uomo-pesce insomma.

Ma potrebbe essere anche costretto a lasciare il Pianeta Terra, ormai reso invivibile per sua colpa o per motivi naturali. E allora sarà costretto anche a cambiare le nostre proprie alimentari, cibandosi di alimenti liquidi o in pillole.

Ciò implicherà una trasformazione del nostro apparato digerente, a partire dai denti, che si rimpiccioliranno perché poco utilizzati. Anche la mascella diventerà più piccola.

In caso di era glaciale

Infine, Skinner propone una terza alternativa: una seconda Era glaciale. In questo caso diventeremo tutti un po’ albini, con pelle, peli e capelli molto più chiari.

Ma questi ultimi diventeranno anche più folti al fine di ripararci dal gelo. Una sorta di Yeti insomma. Uomini-pesce, astronauti per tutta la vita o Yeti? Chissà. Ma il senso è lo stesso: l'essere umano si trasformerà in base all'habitat in cui sarà costretto a vivere. Trasformando così il proprio corpo in funzione di esso per sopravvivere al meglio.