Il cosiddetto Triangolo delle Bermuda - che comprende il tratto di Oceano tra le Bermuda, Porto Rico e la Florida - è tristemente famoso per il fatto che qui siano spariti aerei, navi e qualsiasi cosa tenti di attraversarlo. Il primo caso che suscitò un certo clamore accadde durante la Seconda guerra mondiale, nel 1945, quando uno squadrone di cinque bombardieri della marina americana sparì nel nulla insieme all’aereo che era con loro nell'operazione di sorvolo di quel tratto oceanico. Da allora iniziò il mistero e le ricerche che tentarono di trovare una risposta.

Non mancano anche fantasiose teorie paranormali, ma anche studi scientifici. L'ultimo è quello dei ricercatori norvegesi della Arctic University, la cui ricerca sarà pubblicata il prossimo mese di aprile quando ci sarà l'importanteriunione che si tiene ogni annoda parte della European Geosciences Union. Vediamo cosa dice la loro ricerca.

Sparizioni dovute a grosse cavità

Secondo i ricercatori norvegesi, in quella zona sul fondo dell'Oceano vi sono grosse voragini generate da enormi scoppi di gas, fino a quarantacinque metri e larghe fino a ottocento metri. Qui avvengono grosse esplosioni dovute al rilascio di metano marino nell'Artico, e pertanto navi e aerei di passaggio nel Triangolo delle Bermuda potrebbero essersi imbattuti in queste profonde crepe capaci di generare enormi vortici che li avrebbero così risucchiati.

Lo studio precedente che conferma questa tesi

Il loro studio è molto simile alle conclusioni a cui pervenne nel 2015 Igor Yeltsov, autorevole scienziato russo, il quale affermò che le sparizioni sarebbero provocate dalle reazioni dei gas idrati che cominciano a decomporsi attivamente quando il ghiaccio di metano si trasforma in gas.

Ci troviamo così di fronte a un effetto valanga. La temperatura del mare in quel tratto sale notevolmente, facendo affondare le navi come in un risucchio. Insomma, nessun fenomeno paranormale dunque dietro le misteriose sparizioni nel cosiddetto Triangolo delle Bermuda, ma risucchi dovuti a enormi crateri provocati da esplosioni dovute all'enorme quantità di metano presente nel fondale oceanico di quel tratto.