Se oggi si chiedesse ad ogni singolo, dei milioni di tifosi juventini, quale potrebbe essere, secondo lui, la formazione ideale da mandare in campo probabilmente otterremmo una variegata serie di alternative. Proprio questa doveva essere la forza del nuovo corso targato Juventus 2.0ed invece rischia, soprattutto per il campionato, di essere una trappola mortale che inesorabilmente mette la parola fine ad un ciclo vincente durato quattro anni.

Madama ha cambiato molto, vero, ha subito e continua a penare i numerosi infortuni, vero anche questo, in almeno due delle cinque sfide in campionato ha raccolto meno di quello che ha creato, giustissimo, tuttavia si deve anche fare i conti con una certa confusione che parte dal mercato, si conferma dalla panchina e viene certificato sul campo.

Nel precampionato la Vecchia Signora non aveva brillato, le amichevoli internazionali erano dei piccoli campanelli d'allarme che non sono stati ascoltati e anzi sono statizittiti dalla vittoria della Supercoppa in terra asiatica contro la Lazio, proprio quella Lazio che cerca di destarsi dall'incubo, come la Juventus, di inizio stagione.

Il miglior allenatore non è quello che si fossilizza su un modulo e in ogni caso fa giocare la squadra con quello schieramento, il miglior allenatore è quello che in base agli uomini che ha a disposizione trova il modulo che meglio si sposa con le caratteristiche dei giocatori, Allegri le sta provando tutte, invertendo e cambiando i fattori, ma c'è sempre, dopo qualche piccola certezza una prestazione che rievoca mostruosi dubbi.

Alla squadra si diceva mancasse un leader e a Manchester si è preso il ruolo Buffon ma in tutti i casi si aspetta Pogba, che troppo spesso appare leader solo di se stesso, come Narciso che si guarda allo specchio convincendosi di quanto sia bello solo lui. A tutta questa crisi d'identità, come detto, va a sposarsi scarsa condizione fisica e sfortuna bloccando la marcia bianconera nel terreno sulla quale tradizionalmente è sempre stata spedita.

Più che la mancanza di Pirlo e di Vidal, che nell'ultimo anno avevano inciso, il primo a fasi alterne e il secondo solo a fine stagione, si sente la terribile mancanza di quella "macchina da guerra" chiamata Carlitos Tevez. Perché era un leader, perché si prendeva la squadra sulle spalle, perché con una discesa o un colpo strabiliante sapeva risolvere una partita.

Domenica la Juventus è chiamata ad una prova che già si può considerare determinante, a Napoli i bianconeri hanno la chance di riprendersi il proprio destino o lasciarlo alla deriva e anche Massimiliano Allegri dovrà ponderare al meglio le sue scelte, considerando se sia meglio continuare a puntare sui nomi o dare alla sua Juve freschezza e azzardare chi è meno quotato ma più in forma, come Dybala eRugani che finora si sono visti in campol'uno poco e l'altro per nulla.

In questo momento per la Juventus c'è bisogno di fare chiarezza, dentro lo spogliatoio in primis e sul campo di conseguenza, altrimenti la confusione diventerebbe mortale per il cammino in campionato.