Dopo aver rifiutato assieme al ‘suo’ Genoa patteggiamenti in ambito sportivo e subito quattro anni e mezzo di persecuzione giudiziaria culminata con 17 giorni di ingiusta detenzione, Omar Milanetto e con lui (moralmente) tanti genoani che l’hanno sempre difeso, è passato al contrattacco. Il dirigente RossoBlu ha atteso la fine della vicenda innanzi alla Caf (di cui abbiamo dato conto) con la definitiva conclusione dell’affaire Lazio-Genoa, per chiedere un cospicuo risarcimento danni allo Stato.

L’arresto e l’ingiusta detenzione

In più circostanze ci siamo occupati di vicende carcerarie, di innocenti in galera e di ‘piccoli’ Enzo Tortora o nomi noti prima adorati e poi gettati nella polvere con tanto di tv, siti e giornali non bramanti di meglio, che ogni tanto fanno capolino nelle cronache giudiziarie.

Quella di Milanetto, infatti, è ormai questione di civiltà e non più sportiva. Ma ricordiamo brevemente i fatti: il 28 maggio 2012 Milanetto, all’epoca centrocampista del Padova, fu tirato giù dal letto in piena notte, trascinato in carcere davanti ai figli attoniti e caricato di accuse pesanti come l’associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Tutto ciò per le dichiarazioni false di improbabili collaboratori come Ilievsky o per le intercettazioni mal trascritte o interpretate in modo errato. Su tutte, quella in cui il calciatore spiegava di volersi recare ad Albaro per degli acquisti, trascritta come se Milanetto avesse detto di voler andare ‘dal baro’ per truccare qualche partita.

Dopo l’assoluzione, la richiesta di risarcimento danni

17 giorni di ingiusta carcerazione preventiva per accuse sgretolatesi fino all’assoluzione finale, che porrebbero sul banco degli imputati in un paese progredito a livello giuridico il Pm cremonese (e sampdoriano) Roberto Di Martino che si è intestardito nel portare avanti iniziative (fra cui questa) fondate sul nulla e quei giudici che di volta in volta permettono arresti in stile tangentopoli, ovvero finalizzati a ottenere confessioni o nomi.

La testardaggine con cui Milanetto (e con lui il Genoa) ha fatto emergere dopo quattro anni e mezzo la sua innocenza per la presunta ma inesistente combine con Lazio nel 2011, vedrà ora un’ulteriore coda dopo l’annuncio dato a Primo Canale dall’avvocato dell’ex calciatore, Maurizio Mascia. Come già preannunciato alcuni mesi fa, a luglio, ora è giunta la conferma che l’azione legale contro lo Stato sarà intrapresa e la cifra richiesta sarà di 516.546 euro, ovvero l’equivalente di un miliardo di lire.

Somma che forse non ripaga della gogna, della sofferenza, dell’umiliazione e dell’ingiusta detenzione subite ma che può – se riconosciutagli – servire a ribadire ancora una volta quanto costino sulla pelle dei cittadini e sulle finanze pubbliche certi errori giudiziari pagati da tutti i cittadini, in assenza di una vera responsabilità civile dei magistrati in Italia.