Il Genoa porta a casa un buon punto al termine di una gara che ha riportato alla mente alcuni personaggi – veri o immaginari – che un tempo animavano le domeniche calcistiche. A Frosinone un Genoa reduce dalla fatica col Napoli e in inferiorità numerica per un’ora è riuscito a strappare un pari agrodolce.

Blanchard come Altamura

Verso la fine anni degli anni ’90 fu Altamura, stopper del Castel Di Sangro, a regalare in B la storica vittoria degli abruzzesi contro il blasonato ma decaduto Genoa, con una rovesciata. Oggi la rovesciata di Blanchard ha avuto un sapore analogo, un monito per ciò che il Genoa sta rischiando.

Genoa che col punto odierno mantiene ugualmente un margine di due lunghezze proprio sui ciociari, terz’ultimi a quota 11, in un gruppo comunque nutrito di compagini. Genoa che per tirarsi fuori da una situazione scomoda potrà comunque ripartire dal cuore messo in campo nelle ultime tre giornate, più che dagli altrettanti pareggi che poco portano in classifica.

I ‘gollonzi’ del Frosinone

Nel primo tempo il Genoa sembrava voler imporre il proprio maggior tasso tecnico, schierando un tridente dove Lazovic è apparso devastante. Dopo sei minuti il Grifone passava con un tocco sotto misura di Pavoletti (quarto centro) dopo una discesa del serbo. Quando sembrava chiara la supremazia ligure, la luce si spegneva e i ciociari riemergevano con veemenza, anche favoriti da un arbitraggio di Calvarese, percepito come vessatorio da Gasperini, espulso nella ripresa.

Questo le ammonizioni sistematiche nei confronti dei genoani e nessun giallo per interventi tattici o duri, reiterati dai mediani del Frosinone. Evocato Altamura per il pari, giunto da una punizione calciata in mezzo (un must per i ciociari, un’apprensione costante per il Genoa) e respinta malamente da Burdisso su Blanchard che da terra batteva un Perin anche oggi positivo, per descrivere il 2-1 di Diakitè è necessario chiamare in causa il leggendario Culovic.

Il ‘fuoriclasse’ che qualche anno fa veniva evocato per spiegare i successi della Juve moggiana, si è palesato al Matusa quando, dopo il rosso a De Maio, sul conseguente calcio di punizione respinto, la palla è sbattuta sui glutei di Blanchard per finire a Diakitè a due passi dalla porta.

Cuore Genoa

Genoa trasformato nella ripresa e ancora una volta sfortunato, contro un Frosinone passato in vantaggio quasi per caso e che, pur in superiorità numerica, commetteva l’identico errore del Genoa appena passato a condurre: si è ritirati troppo consentendo al Grifone di produrre una serie di cross con Perotti e Lazovic, fino al minuto 25: numero di Perotti e punizione dalla stessa zolla vincente per i ciociari nel secondo goal.

Destro di Lazovic, incrocio dei pali e nessuna natica genoana sulla traiettoria. Culovic oggi non era vestito di RossoBlu. Lazovic spina nel fianco per tutta la gara, fino a un quarto d’ora dal termine quando evitava con un numero due frusinati e regalava un altro assist servendo sul secondo palo il ben appostato Gakpè, alla terza segnatura. Genoa furibondo con Calvarese anche per i ripetuti fischi a favore di un Dionisi troppo incline a cadere, per un rigore non fischiato nella ripresa su Pavoletti e per un’azione fermata per un frusinate a terra, solo con la sfera in possesso del Genoa che stava avviando l’azione del possibile 2-3 in contropiede. Il Genoa come col Chievo fa punti in 10 ma la classifica resta critica e dopo la sosta ci saranno Sassuolo e Carpi, impegni opposti uniti dall’esigenza di punti.