C'è voluto un "colpo di mano" per mettere a nudo gli attuali limiti della Nazionale brasiliana? Senza l'incredibile svarione arbitrale di Andres Cunha, staremo qui a parlare di un Brasile sicuramente sottotono ma ancora in corsa per la Copa America del Centenario. Ma l'eliminazione ad opera del Perù è soltanto l'ennesimo sintomo di un male grave che ha colpito quella che, per tradizione, è la rappresentativa nazionale più forte e spettacolare del mondo. Il punto più alto di questa crisi resta l'incredibile 1-7 subito dalla Germania nella semifinale dei campionati mondiali di due anni fa ma, probabilmente, il lungo tunnel è già iniziato nel 2002 dopo il quinto titolo iridato vinto in Giappone.

'Europeizzare' la vocazione calcistica brasiliana, un errore?

Quella che Carlos Dunga, ora seriamente a rischio, ha portato negli Stati Uniti per la Copa del Centenario è una nazionale chiaramente "sperimentale". Il Brasile attuale non può fare a meno dell'unico, vero fuoriclasse a disposizione, quel Neymar che farà invece parte della spedizione olimpica che la selecao ha l'obbligo di vincere, se non altro perchè gioca in casa e non è mai, incredibilmente, riuscita a centrare la medaglia d'oro del calcio. I verdeoro hanno vinto cinque edizioni dei Mondiali e, nelle circostanze, hanno fatto la differenza grazie alla supremazia tecnica dei solisti: Pelè, Garrincha, Jairzinho, Romario e Ronaldo, solo per citarne alcuni.

Probabilmente l'errore principale dei commissari tecnici che si sono avvicendati alla guida della Nazionale negli ultimi anni è stato quello di tentare a tutti i costi di "europeizzare" la tradizionale vocazione offensiva del calcio brasiliano, complice la lezione tattica subita dall'Italia nel 1982 quando una squadra fantastica, quella di Zico, Falcao e Socrates, ma incompleta in ruoli cardine come quello del portiere, di un vero difensore centrale e di un centravanti di peso, venne battuta dagli azzurri nell'indimenticabile 3-2 dello stadio "Sarrià" di Barcellona.

Dal 1982 ad oggi sono comunque arrivati due titoli mondiali: i due tecnici vincenti, Parrerira e Scolari, hanno "coperto" la squadra innestando in pianta stabile gregari molto europei e poco brasiliani. Ma è anche vero che i titoli sono arrivati grazie alle magie di Romario, Bebeto, Ronaldo, Rivaldo e Ronaldinho. Oggi il Brasile non ha giocatori di questo livello ed è autore di un gioco corale modesto che manca di grandi finalizzatori: il solo Neymar non può fare miracoli semplicemente perchè non è Pelè ma non è nemmeno Zico o Ronaldo.

Cercasi centravanti disperatamente

Il parco attaccanti del Brasile, parliamo di punte vere come lo erano Rivelino, Careca o Ronaldo, latita da qualche anno. L'unico centravanti brasiliano di assoluto livello internazionale si chiama Diego Costa ed ha scelto la cittadinanza e la Nazionale di Spagna. Fallimentare il mondiale casalingo giocato da Fred, modesti finora gli apporti di Hulk, Jo, Barnard, Diego Tardelli e Jonas.Si dice un gran bene di Gabriel Jesus e Gabriel "Gabigol", giovani di indubbio talento che, però, devono ancora maturare. Ci preme ricordare che Pelè ma anche Ronaldo alla loro età facevano già la differenza. La prossima missione del Brasile, oltre all'Olimpiade, è la qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 la cui attuale classifica lo vede in difficoltà.

Ma anche centrando l'accesso alla fase finale, l'attuale selecao non sembra in grado di reggere il passo di Argentina, Germania e Spagna, le Nazionali che più ricche di campioni e talento. La squadra verdeoro risente anche della profonda crisi organizzativa del calcio brasiliano che, in Patria, sta inutilmente rincorrendo standard europei, si sobbarca acquisti eclatanti di giocatori esteri o rispolvera vecchie glorie. Si investe meno nei vivai, incredibile ma vero. E pensare che un tempo i vivai brasiliani erano le strade o la spiagga di Copacabana. Il mito oggi sta andando in pezzi e ciò non fa bene al calcio che deve al Brasile gran parte della sua magia.