La Chapecoense come il grande Torino: 67 anni dopo riecheggia l’incubo vissuto in quel tragico 4 maggio del 1949, quando il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI si schiantò contro il muraglione della Basilica Superga. Nella notte, una sorte simile ha atteso la squadra colombiana, reduce da un periodo d’oro che la stava conducendo, appunto, a disputare il turno d’andata della Copa Sudamericana contro l’Atletico Nacional. Il bilancio è di 76 morti e 5 sopravvissuti. Un incubo dovuto, secondo le prime indiscrezioni, ad un guasto elettrico a bordo.
La coppa assegnata a entrambe le squadre?
La federcalcio chiede che la coppa venga assegnata ad entrambe le squadre, ma il portavoce della confederazione calcistica brasiliana ancora non si espone al riguardo. Quel che è certo è il rinvio “a data indefinita” della prossima giornata del campionato brasiliano, lo ha detto alla Tv Bandeirantes il segretario della Federcalcio Walter Feldman, in segno di lutto. Plinio Davis Nes Filho, presidente del Consiglio direttivo della squadra sudamericana, parla di sogno finito: “Ci sono amici di una vita che erano su quel volo. Per noi è molto difficile essere dei sopravvissuti. Non era solo un gruppo che si rispettava, era una famiglia", ha detto il dirigente a 'Globo'.
"Vivevamo in armonia e gioia. Prima di imbarcarsi, i giocatori hanno detto che erano di nuovo alla ricerca di un sogno. E il sogno è finito questa mattina".
In rete circolano i video dei momenti antecedenti il decollo
In rete circolano i video dei momenti antecedenti il decollo, tra tutti quello del difensore brasiliano, di passaporto italiano, Filipe José Machado.
In quei pochi istanti condivisi su Instagram, il giocatore -che ha vestito anche la maglia della Salernitana nella stagione 2009-2010- si mostra sereno, in una fase di euforia generale per l’imminente finale che la sua squadra non giocherà mai. Un po’ come il Leicester, la Chapecoense stava vivendo un periodo fantastico: in Colombia si sarebbe disputata una gara storica considerando che meno di dieci anni fa la squadra di Caio Junior militava nella Serie D brasiliana. I tre sopravvissuti alla tragedia, insieme ai nove calciatori non convocati per la gara, sono i veri testimoni dell’operato e del duro lavoro che ha portato questa società ad un passo dall’impresa.