Nello scorso luglio, la Procura di Torino aveva aperto l'inchiesta "Alto Piemonte", nata dopo la segnalazione della Direzione distrettuale Antimafia di una cellula appartenente al clan 'ndrino Pesce-Bellocco operante nel vercellese. Durante le indagini del caso era emerso anche un presunto contatto tra la criminalità organizzata calabrese e alcuni dirigenti della Juventus.

Il caso con i nomi di Marotta e D'Angelo

L'episodio che ha portato il nome della Juventus sotto la lente d'ingrandimento del Pm è una telefonata tra Rocco Dominello, esponente della cosca Pesce-Bellocco, e Alessandro d'Angelo, security manager bianconero.

Nella telefonata intercettata dalla procura, il manager bianconero invitava Dominello a rispettare i patti come d'accordo. Questa conversazione aveva fatto sospettare alla procura di un accordo tra le due parti in cui la Juventus forniva i biglietti all'esponente del clan, favorendone il bagarinaggio e ricevendo in cambio la tranquillità con i tifosi. Il contatto tra i due era avvenuto grazie alla mediazione di Fabio Germani, ex ultras bianconero e capo del gruppo "Bianconeri d'Italia", il quale aveva presentato Dominello come il capo del clan "Gobbi", un gruppo fondato nel 2013 e creato dalla 'ndrangheta per inserirsi nel business del bagarinaggio. Oltre a D'Angelo, tra gli indagati era anche emerso il nome dell'amministratore delegato Beppe Marotta, sospettato di aver fatto recapitare un pacco pieno di biglietti a Dominello prima della partita Juventus-Real Madrid.

L'esito e le parole di Agnelli

Dopo aver effettuato degli arresti nella zona di Vercelli e aver interrogato i dirigenti bianconeri che si sono dichiarati ignari dei rapporti tra Dominello e la criminalità organizzata calabrese, la procura ha notificato la chiusura delle indagini nel quale non risulta coinvolto nessun dirigente bianconero.

La Juventus quindi non è responsabile di alcun reato e non rischia nessuna sanzione nonostante la FIGC abbia richiesto la copia degli atti per valutare l'eventuale violazione di alcune regole del codice sportivo. Lo stesso presidente Agnelli è intervenuto in prima persona, dichiarando che il rapporto tra società e ultras ha come interesse principale quello di garantire l'ordine pubblico con i tifosi e che la società bianconera si limita ad interagire con i capi del tifo organizzato, senza nutrire il minimo sospetto di collegamenti degli stessi con la criminalità organizzata.