La lunga estate della Serie C non è finita. Potrebbe farlo presto, come no. Non è ancora dato saperlo e questa, a prescindere dall’esito conclusivo, è un’innegabile sconfitta per le istituzioni. L’era Gravina si era aperta con l’orgoglio delle 60 squadre, già svanito dopo appena un anno: ci si metta la nuova formula dei playoff, tutt’altro che vincente anche a livello di numeri dopo la prima edizione (che tristezza quel “Franchi” semivuoto anche per la finale Parma-Alessandria…) e la storiaccia dei mancati ripescaggi, e il quadro è completo.

Rende, caos e rabbia

Il primo effetto del pasticciaccio è che la cerimonia di sorteggio dei calendari dei tre gironi è stata posticipata da giovedì 10 a venerdì 11. All’Ex Aurum di Pescara ci si vedrà con 24 ore di ritardo rispetto a quanto annunciato in pompa magna dalla Lega, per rispetto del ricorso del Rende che sarà discusso proprio nella mattinata di venerdì, alle ore 11. La “ribellione” dei calabresi, che sarebbero dovuti essere i secondi ripescati dopo la Triestina, è il primo bubbone da risolvere. Tutto noto: come reso noto dalla Lega all’atto di respingere la richiesta di ripescaggio, “entro il termine perentorio del 28 luglio” la società calabrese avrebbe dovuto presentare “due fidejussioni per le quali come attestato alla Lega non è pervenuta conferma di validità”.

Sulla carta, nulla da fare, perché a parte il paradosso che un club del profondo Sud si debba far dare una fidejussione nientemeno che dalla Svezia, risultata non valida, la vera colpa del club biancorosso, data per certa la buona fede, è che la garanzia sostitutiva è stata presentata il 1° agosto, quindi ben oltre i termini previsti.

La società del presidente Fabio Coscarella ha già attivato Edoardo Chiacchio, uno degli avvocati più noti e “vincenti” in materia sportiva: il ricorso al Collegio di Garanzia del Coni è stato depositato e verrà discusso appunto venerdì mattina, ma i margini per una riammissione coatta sembrano ridottissimi e con ogni probabilità a Rende il professionismo che manca da 8 anni dovrà essere riconquistato sul campo.

Il Lumezzane va al Tar

Il girone C resterà quindi con 18 squadre, la domanda è se l’A passerà a 21. Sì, perché l’altro ricorso pendente è quello del Lumezzane. Dopo la retrocessione nel playoff contro, che ha posto fine a 24 anni ininterrotti di professionismo, con una finale playoff persa e due semifinali, il presidente Cavagna ha soppesato a lungo pro e contro in merito alla domanda di ripescaggio, per poi optare per il no, che non è però coinciso con la rinuncia al sogno di tornare in terza serie, bensì all’ardita volontà di tentare la via della riammissione. Il Lume ha scelto infatti la strada della giustizia ordinaria e quindi di fare ricorso al Tar del Lazio per ottenere la riammissione in Serie C.

Alla base del ricorso l’incapacità del club di spiegarsi come mai i meriti sportivi, il fatto di non essere mai stati coinvolti da problemi amministrativi o in storie di penalizzazione, non abbia spinto la Lega ad aprire alla riammissione per l’unico club retrocesso avente diritto a chiedere il ripescaggio. Nella sostanza balla la volontà della società di non spendere la fidejussione di 300.000 a fondo perduto chiesta alle società ripescande.

Riammissioni, queste sconosciute

Tutto giusto nella sostanza, ma difficilmente praticabile nella sostanza: in Val Trompia si sono dati 10 giorni di tempo per sperare, se entro il 20 agosto non sarà successo nulla, addio sogni di gloria. A livello tecnico, come per il Rende, i margini sono ridottissimi dal momento che le delibere del Consiglio Federale (compresa quella di bloccare i ripescaggi, o riammissioni che siano) sono insindacabili e dal momento che le tre riammissioni della storia recente della Lega Pro, Monza 2011, Paganese 2015 e Fano 2016, sono state originate da motivi diversi (rinunce o retrocessioni a tavolino di due squadre per brianzoli e marchigiani, problemi amministrativi per gli azzurrostellati, che non erano neppure retrocessi).

Pure la strada della richiesta di revisione della classifica è impervia: a rigor di logica, Maceratese e Mantova, che hanno concluso il campionato davanti al Lume, lo hanno fatto nonostante una situazione societaria inesistente, che ha poi portato al fallimento, e che avrebbe anche potuto portare alla mancata iscrizione. Ma la richiesta sarebbe comunque stata rigettata. Qui le penalizzazioni non sono bastate per rendere regolare il campionato. Ma alla fine la risposta migliore arriverà dal campo, anzi dai campi, quelli della Serie D, dai quali il Lumezzane dovrà riconquistarsi il professionismo.