Non è stata una settimana facile ad Appiano. Alle deludenti prestazioni sul campo, dove l’Inter non riesce a vincere da ormai più di due mesi, si sono aggiunte le polemiche per l’ormai celebre articolo, uscito sul Corriere della Sera, in cui si riportano stralci di una lunga chiacchierata tra Luciano Spalletti e un gruppo di tifosi della Roma, avvenuta subito dopo l’incontro tra le due squadre dello scorso 21 gennaio. L’aria alla Pinetina è tesa; così la consueta conferenza stampa dell’allenatore nerazzurro è caratterizzata da un lungo finale in cui il tecnico di Certaldo fornisce la propria versione dei fatti, che si traduce in un duro atto d’accusa a chi avrebbe rubato le sue parole, definito ironicamente l’erede di Gianni Brera.
L’amarezza del mister
"Vi ho visto poco pronti, proprio come la mia squadra nelle ultime partite; vi era capitata la palla giusta per il grande scoop – esordisce il mister, rivolgendosi ai giornalisti – lavorate qui dalla mattina alla sera per sapere tutto ciò che succede e poi vi ha anticipato un vostro collega, il Nerozzi di Torino”. Il tono sarcastico non nasconde l’amarezza del tecnico, come nel passaggio in cui sottolinea che l’autore dell’articolo non si occupa normalmente di sport: “Lavorando in cronaca, si sarà sentito poco realizzato, così avrà voluto dare una svolta alla carriera – continua Spalletti – forse per eguagliare le grandi firme, ma quelle si sono sempre lasciate guidare da cuore e verità; ma qui ne vedo davvero pochi”.
E quindi inizia ad elencare quello che non va bene nell’articolo, sottolineando come non intenda cambiare le proprie abitudini e la disponibilità a parlare con chiunque.
Le spiegazioni di Spalletti
Il mister critica in particolare due stralci di quella che definisce la sintesi strumentale di una lunga chiacchierata durata un’ora, pubblicata con il preciso scopo di fare del male, di creare una frattura con l’ambiente nerazzurro.
Innanzitutto non gli va bene la parte dove gli fanno dire che l’Inter sarebbe a un passo dalla follia. Difficile ricordarsi le parole esatte a 20 giorni di distanza, ma per Spalletti il significato delle frasi carpite dal giornalista era chiaro: si stava riferendo all’involuzione della squadra, alla differenza di risultati dall’inizio di campionato.
Il tecnico avrebbe usato la parola “follia” relativamente alla situazione in generale, non certo al suo gruppo. L’allenatore sembra ancora più infastidito sul discorso relativo ai suoi lamenti sulla proprietà che non vorrebbe spendere; a tal proposito ribadisce di aver ripetuto ai tifosi le spiegazioni, date mille volte, sui limiti dovuti alle regole che la società deve rispettare. Non si trattava di certo di un atto d’accusa contro il presidente. Insomma, Spalletti sospetta di essere stato vittima di un agguato e, nel silenzio gelido dei giornalisti presenti, invita più volte l’autore dello scoop a tirar fuori le registrazioni, altrimenti rimarrà il dubbio che si sia voluto sollevare un polverone solamente per creargli difficoltà.