Il Mondiale di calcio che ha aperto i battenti da pochi giorni sta evidenziando una condizione tutt'altro che sfavillante delle grandi corazzate del football internazionale. Sebbene godessero dei favori della vigilia, nei rispettivi match d'esordio alcune squadre sono incappate in risultati non proprio consoni al loro blasone ed alla loro fama, ingoiando bocconi amari. La scoppola più eclatante l'ha sicuramente rimediata la Germania campione in carica, uscita a capo chino dalla sfida contro il Messico di Lozano e compagni, riponendo nel fodero delle illusioni ogni speranza di spadroneggiare sin dal principio sulle rivali.

Ha steccato il debutto anche l'Argentina di Lionel Messi, che ha impattato, discostandosi da ogni pronostico della vigilia, contro la spumeggiante matricola dell'Islanda. Ha iniziato male la propria avventura iridata persino il tanto decantato Brasile di Neymar, che non è andato oltre l'1-1 contro la Svizzera, alienandosi le simpatie di gran parte dei calciofili e di chi vedeva nei verdeoro la squadra che avrebbe dovuto far lievitare a dismisura il livello qualitativo della kermesse.

Fra le big prevalgono solamente in tre

Le uniche grandi che sono riuscite ad aggiudicarsi la partita inaugurale sono state, pur con non trascurabili disagi, la Francia (arginato a stento lo scoglio non insormontabile dell'Australia), l'Uruguay (striminzito 1-0 all'Egitto) e l'Inghilterra.

I Leoni hanno avuto ragione solamente nel recupero della non irresistibile Tunisia in virtù di una doppietta di Kane, prevalendo più che altro per forza d'inerzia e non certo per chissà quale pregevole costrutto di gioco. Insomma, tutte le maggiori accreditate al trionfo finale, al di là dei risultati, hanno stentato sin troppo, palesando uno stato di salute precario, apparendo stanche, smunte, a tratti persino abuliche, ben lungi dallo sfoderare un gioco degno di tale nome, con delle uscite imbarazzanti e per certi versi poco comprensibili che non lasciano presagire nulla di positivo nel prosieguo del torneo e che ci spingono a rivedere al ribasso le loro quotazioni.

Belgio e Croazia le possibili rivelazioni

Fra le big forse l'unica squadra che ha positivamente impressionato è stato il Portogallo, ma nel caso dei lusitani s'è rivelato fondamentale l'apporto di un certo Cristiano Ronaldo, che con la sua performance da prototipo del bomber devastante non si è limitato a ritoccare i suoi record (toccando quota 84 reti in Nazionale ha eguagliato il pluridecennale primato dell'ungherese Puskas, primo marcatore all time fra le Nazionali europee), ma ha occultato in buona parte certe pecche difensive dei campioni continentali 2016.

Pecche che, se non saranno opportunamente risolte in tempi brevissimi “indurranno” gli iberici ad uscire anzitempo dalla manifestazione. Ad ogni modo, a parte il Portogallo tutte le big stanno ancora gattonando, e l'impressione tangibile è che ai primi seri impegni avranno vita grama. E così potrebbero giovarsene certe outsiders, ad iniziare dal Belgio di Dries Mertens. I Diavoli Rossi sinora sono stati un po' troppo snobbati dalla critica, eppure se si leggono i nomi della rosa (Hazard e De Bruyne in primis) vi si scorge un numero di campioni superiori a Nazionali più rinomate. Per non parlare della Croazia, l'ultima vera depositaria del calcio jugoslavo, che potrebbe essere la mina vagante più temibile di questa kermesse russa.

Occhio all'Islanda

Ma fra le Nazioni che hanno le carte in regola per sovvertire la scala dei valori vi sono anche la Serbia, la Svezia ed il Messico, con un occhio di riguardo all'Islanda, team senza timori reverenziali, reduce da un Europeo da favola. Insomma, è un Mondiale dove potrebbe accadere tutto e il contrario di tutto, con la logica della teoria che rischia di essere asservita all'imprevedibilità della pratica.