Qualcuno può chiamarlo "trascinatore", altri "motivatore" e alcuni addirittura "mago". E' difficile racchiudere ciò che Luciano Spalletti sta diventando (o che è già diventato) per questa Inter con una sola parola, per quanto lusinghiera questa possa essere. Sta di fatto che la vecchia utilitaria che il tecnico di Certaldo ha preso in mano all'inizio della scorsa stagione si è dapprima trasformata in una lussuosa berlina (vedi Stadio Olimpico, 20 Maggio 2018) e sta assumendo ad oggi i contorni di una vera e propria supercar. Se non fosse stato per un inizio sciagurato, fatto di appena 4 punti totalizzati contro Sassuolo, Torino, Bologna e Parma infatti, i nerazzurri avrebbero potuto essere ancor più vicini alla targa della Juventus, che sono invece costretti a scrutare da 6 lunghezze di distanza.

Poco da recriminare però, perché i bianconeri stanno dimostrando di appartenere ad un'altra categoria ed un'inutile e sfiancante rincorsa potrebbe portare malumori e frustrazioni in casa nerazzurra che, ad oggi, deve avere ben altri progetti ed obiettivi, come ben sa Luciano Spalletti che, a margine dell'intervista pre-Genoa ha chiosato cosi: "Il nostro unico obiettivo e riferimento è quello della nostra storia". Sagge parole di un comandante navigato.

Gagliardini e Dalbert ritrovati

Tuttavia, i meriti di Spalletti non possono essere rinchiusi all'interno di mere cifre e del filotto di risultati positivi che i suoi hanno collezionato. Per comprendere a pieno i frutti del suo lavoro bisogna scendere in profondità, dentro la pancia di San Siro, dove si nasconde lo spogliatoio nerazzurro: la rivoluzione parte da li.

E' proprio da uno degli armadietti di quello spogliatoio che il tecnico toscano ha tirato fuori e rispolverato due pedine come Gagliardini e Dalbert (entrambi non giocavano una gara da titolari dal 29 Settembre) dando loro fiducia e schierandoli dal 1' nella delicata gara contro il Genoa. Risultato? Doppietta e palma di migliore in campo per il primo e prestazione monstre per il secondo che si è guadagnato addirittura gli applausi di San Siro, ai quali era tutt'altro che abituato.

Sintomo di una fiducia che Spalletti riesce a far percepire a tutti i suoi ragazzi anche a quelli che guardano molto e giocano poco.

Redivivo Joao Mario

Il vero capolavoro Spallettiano è stato però quello di trascinare fuori dalle sabbie mobili che lo avevano praticamente sommerso il redivivo Joao Mario. Fischiato e quasi odiato dalla tifoseria, escluso dalla lista Champions e relegato costantemente in panchina, il campionato del portoghese sembrava aver ormai preso l'incontrovertibile piega del calvario.

Poi la svolta. Titolare contro la Lazio, in una delle partite più difficili di questo inizio di stagione nerazzurro e autentico trascinatore contro il Genoa dove ha piazzato tre assist e la zampata del 4-0. Spalletti lo ha protetto, coccolato, nascosto da chi ne potesse ostacolare il cammino di "riabilitazione", e, al momento propizio, lo ha spedito in campo per trasformare i fischi in applausi. Sia chiaro, non stiamo parlando di un campione, che probabilmente non diventerà mai, ma di una pedina che nello scacchiere nerazzurro può dare il suo contributo eccome. Contributo che purtroppo potrà essere limitato solo al campionato e alla Coppa Italia, visto che, come già detto, Mario è stato escluso dai 22 di Champions. Un peccato, vista la forma del portoghese, ma il suo top player l'Inter lo ha già trovato. Ha 59 anni, e siede in panchina...