Non si placano le polemiche intorno a Inter-Napoli, match disputatosi il 26 dicembre, valido per la 18^ giornata di Serie A, che ha visto la formazione milanese aggiudicarsi la vittoria nei minuti finali per 1-0 grazie alla rete di Lautaro Martinez. Purtroppo, però, lo spettacolo del campo è passato decisamente in secondo piano di fronte ai cori razzisti piovuti dagli spalti del Meazza nei confronti del difensore azzurro Kalidou Koulibaly, per non parlare della morte di Daniele Belardinelli, 39enne tifoso nerazzurro travolto da un Suv durante alcuni scontri fra ultrà nei pressi di San Siro.

Il giudice sportivo, in seguito a quanto accaduto durante la gara col Napoli, ha sanzionato l'Inter a giocare le prossime due partite interne a porte chiuse, mentre per la terza resterà interdetto ai tifosi il settore secondo anello verde che, dunque, non sarà occupato dai supporter della squadra lombarda. Questa decisione, dunque, sembra non aver tenuto conto della richiesta molto più dura avanzata dal Codacons che, infatti, avrebbe preferito una presa di posizione molto più estrema per dare un segnale forte contro questi terribili episodi di discriminazione e violenza.

L'associazione per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, infatti, aveva chiesto innanzitutto la sconfitta a tavolino per l'Inter, unita ad una multa al club pari all'intero importo dell'incasso di giornata e, infine, la sospensione del campo per un turno.

Secondo il Codacons, infatti, durante il match di mercoledì sera si è assistito ad uno spettacolo inaccettabile, con insulti e ululati razzisti provenienti dagli spalti dello stadio milanese che sono andati avanti per un bel po' di tempo, senza che si procedesse con la sospensione della partita. L'unico intervento degno di nota sarebbe stato un avviso lanciato dagli altoparlanti del Meazza nel quale si chiedeva agli ultrà interisti di porre fine ai cori di stampo discriminatorio per evitare di arrivare ad uno stop della gara.

Dunque, a fronte di questi deplorevoli episodi, Carlo Rienzi, presidente dell'associazione per la difesa dei consumatori, ha dichiarato che bisogna mettere da parte il "finto pugno duro" mostrato in questi anni, prendendo finalmente dei "provvedimenti esemplari". Solo in questo modo, infatti, sarà possibile allontanare una volta per tutte il razzismo dal calcio e riconsegnare questo splendido sport ai tifosi veri che amano seguire le sfide per divertimento e con passione.

La Serie A non si ferma, il Codacons non ci sta: "Provvedimenti deboli o assenti"

Dopo i gravi fatti verificatisi mercoledì 26 dicembre a Milano, con scontri fra ultrà, il decesso di Daniele Belardinelli e i cori razzisti indirizzati a Koulibaly, si era paventata anche l'ipotesi di una sospensione della 19^ giornata di Serie A in programma oggi, 29 dicembre. Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha comunicato che il campionato non si fermerà, aggiungendo però che, per combattere una volta per tutte la violenza e la discriminazione razziale che stanno minando ormai da troppi anni il mondo del calcio, d'accordo con il Ministero dell'Interno e con i responsabili dell'ordine pubblico, al prossimo Consiglio Federale proporrà l'introduzione di nuove norme e l'inasprimento della regola relativa alla sospensione degli incontri al fine di renderla più facilmente applicabile.

Le dichiarazioni di Gravina e il mancato stop all'ultima giornata del massimo campionato non sono piaciute al Codacons. Quest'ultimo, infatti, ha puntato il dito contro gli interessi economici e televisivi che, evidentemente, ormai hanno la prevalenza assoluta nel sistema-calcio rispetto al diritto dei tifosi di assistere ad uno spettacolo "civile e pacifico". Proseguendo nel suo comunicato ufficiale, l'associazione ha affermato che, come al solito, si assiste alle consuete manifestazioni di grande indignazione, unite però a "provvedimenti deboli o del tutto assenti".

In conclusione, il Codacons ha posto ulteriormente l'accento sulla priorità che evidentemente il calcio italiano ha deciso di concedere al business, mettendo da parte la reale componente sportiva e favorendo - seppur indirettamente - "quel clima di impunità che incoraggia comportamenti violenti e illegalità nei nostri stadi".