Ibrahimovic ha lanciato un nuovo indizio sul suo futuro: Zlatan vuole tornare a giocare nel nostro campionato e lo ha fatto tramite un'intervista a 360 gradi a GQ Italia, in cui ha dichiarato che lo vedremo "presto in Italia", "in una squadra che deve vincere di nuovo, che deve rinnovare la propria storia, che è in cerca di una sfida contro tutti". La destinazione più probabile sembrerebbe il Milan, squadra con cui ha militato per due stagioni tra il 2010 e il 2012. Una scelta fortemente caldeggiata dalla moglie Helena Seger, ex modella e amante della città meneghina.

Il mercato di gennaio quindi rappresenterebbe un punto di svolta per un Milan desideroso di rinnovare la propria storia. Infatti, dopo l'incontro di qualche settimana fa di Mino Raiola con Maldini e Boban, l'accordo con la società rossonera sembrerebbe già a buon punto. D'altro canto però, Massara ha cercato di spegnere l'euforia sul ritorno di Ibra, smentendo la trattativa con l'ex giocatore del Galaxy.

Ibra: non solo Milan ma anche Bologna

Sulle tracce del campione svedese non ci sarebbe solamente la società rossonera, ma anche il Bologna, che ha confermato il proprio interesse per Ibrahimovic. Riccardo Bigon, il direttore sportivo della squadra allenata da Mihajlovic, è uscito allo scoperto, ribadendo la volontà di provarci.

La questione è stata spiegata più volte, grazie a quel contatto che c'è stato tra Mihajlovic e Ibra e l'amicizia che li lega. È chiaro, ha detto Bigon, che la decisione finale spetta unicamente al giocatore, ma il Bologna sarebbe galvanizzato dall'avere in squadra un campione come Ibra, che porterebbe entusiasmo a tutto l'ambiente.

Oltre al Milan e Bologna, a crederci è anche il Napoli, destinazione mai snobbata dal giocatore svedese.

Perfezione e no al razzismo

In attesa di conoscere la sua prossima destinazione, l'attaccante svedese conferma a GQ il suo carattere da perfezionista e la voglia a 38 anni di fare ancora la differenza in campo. Dopo l'infortunio, in tanti erano sicuri di non vederlo più giocare a pallone.

Invece anche con i Los Angeles ha fatto la differenza; obbiettivo che avrà sicuramente con la prossima squadra in Italia, nonostante l'Italia riporti alle orecchie del calciatore svedese note stonate di cori beceri e razzisti. Secondo Ibra non ha molto senso mettere la maglia "No al razzismo": è un gesto nobile, ma non risolve il problema. Meglio sospendere la partite o levare tre punti. Quando giocava nel nostro campionato ha raccontato che i tifosi avversari gli gridavano "zingaro". Per Ibrahimovic è ignoranza, una forma di razzismo anche quella. Per poi quando lo incontravano fuori dallo stadio gli facevano i complimenti e volevano farsi un selfie con lui.

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