C'era una volta Italia-Argentina, quella che si disputava nella fase finale di Coppa del Mondo. Dal 1974 al 1990, dunque per cinque edizioni di fila, la strada degli azzurri incrociò quella dell'Albiceleste con un bilancio soddisfacente: due vittorie e due pareggi e una sola sconfitta (anche se di fatto sarebbe un pareggio) al calci di rigore al Mondiale del 1990. C'era una volta l'Italia che andava ai Mondiali, quello di quest'anno in Qatar sarà il secondo torneo iridato consecutivo al quale la nostra nazionale non si qualifica e la 'Finalissima' contro l'Argentina a Wembley stravinta 3-0 dai sudamericani ha certificato il momento forse più nero dell'intera storia del calcio italiano, paradossale se pensiamo che meno di un anno fa gli azzurri di Roberto Mancini sono saliti sul tetto d'Europa.

Ma se si parla con Claudio Gentile viene in mente un'altra sfida con l'Argentina, quella disputata allo stadio Sarrià di Barcellona il 29 giugno del 1982 valida per il Mondiale di Spagna: il successo per 2-1 degli azzurri sancì l'inizio di quella splendida cavalcata che, nel giro di quattro indimenticabili gare, avrebbe condotto al titolo. Gentile ne ha parlato in un'intervista esclusiva rilasciata alla versione online de 'Il Giornale' e, nel confronto con quel momento esaltante, il calcio italiano attuale ne esce distrutto. Lo stesso ex difensore di Juventus e Fiorentina ammette di cambiare spesso canale quando trasmettono le partite in TV, a causa di un gioco che è stato la sua vita e che, oggi, non lo diverte più.

'Quando Bearzot mi disse che avrei marcato Maradona pensavo che scherzasse'

Italia-Argentina del 1982, al di là dei gol di Tardelli e Cabrini che diedero la vittoria alla nazionale di Enzo Bearzot, resta celebre per il duello in campo tra Claudio Gentile e Diego Maradona. "Due sere prima della partita, Bearzot mi chiese se me la sentissi di marcare Maradona - ricorda Gentile - io pensavo che scherzasse.

Infatti gli risposi quasi ridendo ' va bene mister, ci penso io'. In realtà ero convinto di marcare Kempes perché lo avevo già fatto nel 1978: in quell'occasione si fece male Bellugi, entrò Cuccureddu e io venni spostato su Kempes: non toccò palla. In ogni caso presi delle videocassette delle prime tre gare dell'Argentina e mi studiai Maradona".

C'era un solo modo per marcare bene il giovane fuoriclasse argentino, quello di giocare d'anticipo. "Dovevo stargli addosso, se prendeva palla e gli avessi concesso un solo metro non lo avrei più preso". Fu un duello durissimo, Gentile utilizzò anche le 'cattive maniere' e, nei suoi ricordi, Maradona si era sempre lamentato di quella marcatura. "Diego mi provocò dal fischio d'inizio per farmi innervosire, ma io ero abituato a ben altro. Al fischio finale scappò via e non volle scambiare la maglietta". Se la marcatura di Gentile sul 'Pibe de Oro' fu molto dura, lo stesso ex difensore campione del mondo ricorda molto bene il trattamento poco ortodosso riservato ad alcuni giocatori italiani dagli argentini: "Gallego, Passarella e Tarantini non furono certamente dei signori".

'Questo calcio non mi piace'

Il gioco oggi è molto cambiato, soprattutto a livello difensivo dove le marcature arcigne dell'epoca di Claudio Gentile sono soltanto un ricordo. Oggi per l'appunto si segnano molti più gol, ma è un calcio che non piace all'ex terzino. "Vedo molta violenza e questo calcio, il nostro calcio, non mi piace e spesso mi costringe a cambiare canale. Credo che il gioco a zona abbia tolto tanto a quella che era la nostra scuola di difensori. Ai tempi giocatori come Boninsegna o Riva erano marcati anche alla toilette e i loro gol restano grandiosi e impossibili per questo calcio contemporaneo".