In una stagione segnata da risultati altalenanti e tensioni palpabili, ciò che più colpisce nell’universo Juventus è il silenzio. Un silenzio che non è sinonimo di compostezza o di eleganza istituzionale, ma che si è trasformato col tempo in una sensazione sempre più diffusa di assenza. L’assenza di una dirigenza apparentemente incapace di farsi sentire nei momenti cruciali, di difendere la squadra, di proteggere lo spogliatoio e di fare chiarezza pubblica quando la situazione lo richiederebbe.

Juventus, il silenzio della dirigenza riempita dalle parole dei calciatori

Nel corso dei mesi, la Juventus è stata protagonista di alcuni episodi arbitrali controversi, eppure da parte dei vertici bianconeri non è arrivata alcuna presa di posizione forte, nessuna dichiarazione ufficiale, nessuna difesa pubblica dei propri tesserati o del lavoro del gruppo. Un atteggiamento che stona, soprattutto in un calcio italiano in cui le parole delle dirigenze spesso precedono o seguono ogni partita con puntualità chirurgica. La Juve, invece, ha scelto di non esporsi. O, più probabilmente, non ha saputo farlo.

Nel vuoto lasciato dalla società, sono stati i calciatori a prendersi la scena e lo hanno fatto, troppo spesso, nei momenti meno opportuni.

Emblematico il caso di Douglas Luiz, che in due occasioni differenti ha usato i social per esternare il proprio malessere verso la gestione e i momenti vissuti alla Juventus.

Nel primo episodio, il centrocampista brasiliano aveva espresso pubblicamente la sua frustrazione per essere stato lasciato in panchina nonostante fosse in buone condizioni fisiche.

Il secondo caso, più recente, ha visto Douglas Luiz pubblicare un messaggio ancora più significativo: in una live su Twitch, il giocatore ha confessato apertamente di provare nostalgia per l’Aston Villa, il club da cui è arrivato solo pochi mesi fa. Un’uscita che ha inevitabilmente acceso i riflettori sul suo stato d’animo e sulla sua reale motivazione all’interno del progetto bianconero.

Ma Douglas Luiz è solo il primo dei casi di una situazione che alla Continassa sembrerebbe non essere sotto controllo. Ad esempio ha fatto scalpore qualche mese fa l’articolo pubblicato dal Corriere della Sera, nel quale un calciatore bianconero, rimasto anonimo, criticava duramente l’operato dell’ex allenatore Thiago Motta. "Una parte dello spogliatoio non lo sopporta più", si leggeva nel pezzo. Parole pesanti, che rivelavano non solo la sfiducia nel tecnico, ma anche una totale mancanza di controllo da parte della società nel gestire la comunicazione interna.

Danilo, il progetto fantasioso e le frizioni interne

Un altro esempio sono state le parole di Danilo al momento del suo addio alla Juventus.

L'ex capitano brasiliano, con la sua consueta schiettezza, definì il progetto della società piemontese "fantasioso", lasciando intendere una gestione confusa e una mancanza di direzione. Un’accusa che all'epoca fece molto rumore, non solo per il peso del mittente, ma per l’eco che trovò tra i tifosi e gli addetti ai lavori.

Le frizioni interne tra l'ex staff tecnico e alcuni membri dello spogliatoio come Dusan Vlahovic, Federico Gatti e Mattia Perin sarebbero infine il corollario di una Continassa lasciata sostanzialmente da sola.

Quello che emerge è quindi un quadro preoccupante: una Juventus in cui manca una voce forte, una guida autorevole, un centro di gravità stabile.