Le voci si fanno sempre più insistenti e in casa Juventus si respira un’aria di cambiamento, e tra le pieghe di un finale di stagione incerto prende corpo una suggestione che sa di déjà-vu: Antonio Conte potrebbe tornare sulla panchina bianconera. Una mossa che, secondo quanto trapela da ambienti vicini alla dirigenza, sarebbe fortemente caldeggiata da John Elkann in persona, amministratore delegato di Exor, con l’obiettivo di riportare immediatamente competitività e identità ad una squadra che fatica a ritrovare sé stessa.

Non tutto quello che oro luccica: Conte porta con sé oneri e onori

Igor Tudor, subentrato in corsa con spirito di servizio e idee chiare, ha portato compattezza e ordine, ma la sensazione è che la sua permanenza sia tutt’altro che scontata. L’ambizione della proprietà guarda oltre, verso un nome pesante, carismatico, capace di accendere l’ambiente e riportare entusiasmo.

E in questo senso, Antonio Conte, attualmente sulla panchina del Napoli, rappresenta per molti la sintesi perfetta di tutto ciò.

Ma non tutto quello che luccica è oro: la figura del tecnico salentino, se da un lato garantisce una scossa immediata e un’identità tattica ben definita, porta con sé anche ombre che la Juventus non può permettersi di ignorare.

In primis, la cronica difficoltà di Conte a stabilizzarsi nel lungo periodo. Le sue esperienze – dalla Juve al Chelsea, dall’Inter alla Nazionale – raccontano tutte di cicli intensi, vincenti, ma brevi, spesso interrotti bruscamente da frizioni con le rispettive dirigenze. Un copione che rischierebbe di ripetersi anche a Torino, dove la programmazione a medio-lungo termine resta un nodo cruciale da sciogliere.

Tanti investimenti per una società in difficoltà

C’è poi il nodo economico. Conte è uno degli allenatori più costosi in circolazione, con uno staff ampio e richieste di mercato spesso molto esigenti. Dopo una campagna acquisti da oltre 200 milioni di euro nell’ultima stagione, la Juventus dovrà necessariamente fare i conti con la sostenibilità finanziaria.

Un ritorno del leccese potrebbe quindi scontrarsi con limiti di bilancio che la società non può più permettersi di ignorare, specie alla luce delle direttive sempre più rigide in materia di fair play finanziario.

Infine, non va sottovalutato l'effetto nostalgia. Tornare su strade già battute può essere rassicurante, ma anche pericoloso. Il recente secondo ciclo di Massimiliano Allegri ne è un esempio lampante: un ritorno carico di aspettative, che si è però trasformato in un boomerang, tra risultati altalenanti e una distanza sempre più netta tra visione societaria e proposta calcistica. Il rischio che con Conte possa verificarsi uno scenario simile è tutt’altro che remoto.