Un anno fa, il trasferimento di Matías Soulé dalla Juventus alla Roma per 25 milioni di euro aveva diviso le opinioni di tifosi e addetti ai lavori. Secondo alcuni, l’argentino classe 2003 era ancora troppo acerbo per essere considerato un titolare affidabile in Serie A; per altri, invece, c’era il rischio di lasciar partire un talento capace di sbocciare altrove. Oggi, i fatti sembrano dar ragione alla seconda ipotesi: nella Capitale, Soulé sta confermando le qualità intraviste fin dagli esordi, e il pre-season con la Roma, condito da gol pesanti segnati come quello all'Everton questo sabato, confermano una crescita costante del calciatore.

Un percorso iniziato con tante difficoltà

Il percorso dell'argentino, va detto, non è stato lineare. Arrivato a Roma con grandi aspettative, il giovane esterno ha vissuto settimane difficili sotto la guida di Daniele De Rossi. L’ex capitano giallorosso faticava a trovargli una collocazione tattica stabile: troppo offensivo per essere un’ala “da sacrificio”, troppo istintivo per adattarsi a un ruolo da trequartista disciplinato. Nemmeno l’avvicendamento con Ivan Juric, subentrato a De Rossi, aveva portato a un cambio radicale. Il tecnico croato, pur riconoscendo le qualità di Soulè, non era riuscito a farlo diventare un punto fermo dell’undici titolare. Soulé viveva di sprazzi, alternando partite anonime a fiammate improvvise, senza mai trovare la continuità tanto attesa.

Il punto di svolta è arrivato in inverno con l’arrivo di Claudio Ranieri. “Sir Claudio” ha subito ridisegnato la squadra con equilibrio e pragmatismo, liberando Soulé da compiti eccessivamente difensivi e permettendogli di agire dove poteva fare più male: tra le linee, puntando l’uomo e cercando la porta. Il cambio di atteggiamento è stato immediato: gol, assist, movimenti intelligenti, ma soprattutto la voglia di mettersi al servizio dei compagni. Ranieri ha saputo toccare le corde giuste, restituendo fiducia a un talento che rischiava di perdersi.

Gasperini chiamato a consacrare Soulé fra i grandi

Il presente, però, parla già la lingua di Gian Piero Gasperini. Il tecnico piemontese, approdato quest’estate sulla panchina giallorossa, è un maestro nel valorizzare gli attaccanti: i suoi schemi offensivi richiedono intensità, creatività e sacrificio, ma in cambio offrono un contesto ideale per esaltare chi ha qualità tecniche e coraggio nell’uno contro uno.

Soulé sembra il prototipo perfetto per il calcio del Gasp: giovane, tecnicamente raffinato e con ancora ampi margini di crescita.

Le prime avvisaglie di questa nuova sinergia sono già arrivate nelle amichevoli estive. La rete contro il Lens e quella, fresca di giornata, contro l’Everton dimostrano che il lavoro di Gasperini sta attecchendo. Non solo gol, ma anche movimenti senza palla, pressing alto e una partecipazione costante alla manovra: dettagli che raccontano di un giocatore più maturo, pronto a prendersi responsabilità.

A Roma, i tifosi iniziano a sognare che Soulé possa diventare uno dei simboli della nuova era giallorossa. A Torino, invece, il sentimento potrebbe essere opposto ma il calcio, si sa, vive di sliding doors.

Soulé ha trovato nella Capitale l’ambiente giusto per crescere, e la Juventus si ritrova a guardare da lontano un giocatore che, forse, avrebbe potuto fare le fortune anche in bianconero. Il verdetto definitivo lo darà il campo, ma per ora il sorriso è tutto giallorosso.