Dopo la strage degli ultimi giorni, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo ed il sospetto sempre più fondato dell'utilizzo da parte del regime di Assad di armi chimiche, tutte le diplomazie si sono attivate per cercare di trovare una soluzione.

L'Onu per prima cosa ha inviato prontamente sul territorio i propri ispettori, che a breve relazioneranno su quanto accertato, ma intanto gli Stati Uniti sembrano muoversi ugualmente. E'stato annullato, infatti, l'incontro previsto all'Aja il 28 agosto con la Russa, che si è detta amareggiata per la cancellazione.

Nessuna sorpresa, però, vista la netta presa di posizione da parte di Mosca contraria a qualsiasi intervento contro il governo siriano, sostenuta in questo dalla Cina.

L'amministrazione americana in queste ore sta valutando il da farsi, intanto ha spostato la flotta per tenersi pronta ad ogni evenienza. Il dilemma che attanaglia Obama è evidente, non potendo più far finta di nulla ed allo stesso tempo non potendo contare su l'avvallo dell'Onu e con gli alleati divisi.

Secondo indiscrezioni della Nbc, gli Usa avrebbero pianificato un attacco aereo di tre giorni a partire da giovedì con l'appoggio di Gran Bretagna e Francia, i più fieri sostenitori della linea dura. La Germania, invece, si è detta contraria, mentre l'Italia galleggia nell'indecisione, nascondendosi dietro la decisione del palazzo di vetro.

Queste voci sono state prontamente smentite dalla Casa Bianca, che riferisce di un Presidente ancora indeciso e che sta vagliando tutte le opzioni, tant'è che una guerra dimenticata e sconosciuta, che poche volte ha attratto l'attenzione dei distratti occidentali, ora sembra sempre più vicina e con l'incognita su quali potrebbero essere le conseguenze.

In un paese, la Siria, dove i cattivi si confondono con i buoni e la confusione regna sovrana, l'unica certezza è la morte di migliaia di persone e la consapevolezza che fino ad ora abbiamo guardato distrattamente i notiziari di stragi in quel luogo, così distante e di poco conto, rispetto ai problemi economici più impellenti che ci attanagliano.

E' ovvio che ora, dopo quanto visto, non ci si può più voltare dall'altra parte.

La tensione è alle stelle ed i timori crescono di ritrovarsi impantanati in un nuovo Iraq o peggio, perché qualunque cosa si deciderà di fare, avrà delle conseguenze gravi e durature.

Intervenire militarmente contro Assad, infatti, significa rinfocolare odi mai sopiti da parte dei suoi alleati, primo tra tutti l'Iran e scatenare una reazione di cui si ignorano gli esiti. In questo caso i primi a risentirne naturalmente saranno gli israeliani, che si stanno già premunendo con la distribuzione di maschere antigas.

Non fare nulla, però, equivarrebbe ad una ammissione di impotenza, rendendoci complici di questi carnefici per non aver fatto nulla per evitare simili tragedie.

Qualunque decisione sarà presa, dunque, avrà esiti imprevisti, che si dovranno affrontare senza alcun ripensamento, perché non si potrà più tornare indietro.