Morire a 13 anni con una corda al collo, nella propria camera da letto. Questo è successo a Giulia, una ragazza di Gela, in provincia di Caltanissetta, impiccatasi nella sua casa. A trovarla è stato il padre, il quale, dopo aver bussato alla porta della stanza della giovane figlia, non ricevendo risposta, è entrato e si è trovato dinanzi agli occhi la macabra scena: il corpo senza vita di Giulia pendeva con un cappio al collo passato sull'armadio e legato ad un pomello all'altra estremità. Inutili i tentativi di soccorso: quando è giunta all'ospedale Vittorio Emanuele, la piccola Giulia era già deceduta.
La ragazza frequentava la terza media in un quartiere distante da casa sua. All'inizio dell'anno scolastico aveva chiesto il trasferimento dalla sua vecchia Scuola dove aveva frequentato le elementari e i primi due anni delle medie inferiori. Prima di suicidarsi, Giulia ha scritto dei bigliettini in cui, a modo suo, ha spiegato i motivi che l'hanno spinta a compiere il drammatico gesto. Sui fogli ha lasciato delle frasi del genere: "Avete visto? Siete contenti?".
I messaggi non contengono i nomi di destinatari ben precisi, e le indagini dei Carabinieri sono partite proprio da questi per cercare di dare una spiegazione ad un evento così tragico e - apparentemente - inspiegabile. Si cerca di capire se siano accaduti degli eventi che abbiano potuto causare un'istigazione al suicidio.
Le ipotesi sono varie: si va da una lite pesante col padre, fino ai rapporti con i compagni di scuola, gli insegnanti, e si cerca anche un eventuale fidanzatino, poiché su Facebook la ragazza si definiva "impegnata". Gli inquirenti hanno subito sequestrato cellulare e computer della ragazza e stanno osservando con attenzione il suo profilo Facebook, alla ricerca di qualche indizio che potrebbe risultare decisivo per le indagini. Proprio dal social network è apparsa una foto della 13enne, in cui ha una scritta sull'avambraccio realizzata col rossetto: "Stay strong!".
Un invito a rimanere forte, a resistere, ma la piccola Giulia non deve avercela più fatta, c'è stato qualcosa di più grande di lei, di più forte di lei, che l'ha spinta a scrivere quei bigliettini per lasciare un ultimo segno di sé alla persona per la quale, in un pomeriggio di fine marzo, è salita su una sedia, si è legata un cappio intorno al collo ed è volata via dalle sue paure e dalle sui inquietudini: "Siete contenti?".