Concessi gli arresti domiciliari alla mamma 69enne che dacirca otto anni teneva segregata la propria figlia in un’abitazione nelquartiere Vomero, a Napoli.

La vicenda ha sollevato clamore e anche a distanza di alcunigiorni dall’accaduto, le polemiche e le discussioni non si placano. Quando Chiara,36enne è stata “liberata”, la visione che si è presentata alle forze dell’ordineè stata degna di un film dell’orrore di terza categoria. Rifiuti ovunque e unapuzza nauseabonda che si avvertiva anche dall'androne del palazzo.

Eppure non si tratta di un quartiere abbandonato o di unafamiglia disagiata.

La mamma è un insegnante in pensione e la donna prigioniera avevasostenuto studi regolari, iscrivendosi anche all'università, senza palesare disagisociali di nessun tipo.

Com'è possibile che nessuno si sia accorto di niente,soprattutto in quella Napoli che da sempre è considerata la terra del calore e dellaconvivenza, dove in mezzo alle oggettive difficoltà, esiste ancora il sentirsiparte di una comunità e dove ancora l’umanità sembra essere il trattopredominante?

Soprattutto in una zona come il Vomero, da sempre quartiereconsiderato borghese e a misura d’uomo, in cui la solidarietà tra vicini era ilcollante della connessione sociale.

L’indifferenza forse è il frutto della crisi economica che cispinge a rinchiudersi dentro le nostre mura e dentro le nostre certezze, senzaconsiderare il mondo che ci gravita intorno.

Il silenzio è stato così forte che Chiara era abbandonata ase stessa; la mamma si presentava 1-2 volte la settimana, apriva la porta dicasa e lasciava del cibo all’ingresso, per poi chiudere di nuovo la porta achiave.

Così da 8 lunghi anni. Viveva in una casa vicina a quelladella figlia, in maniera assolutamente dignitosa e ai pochi che le chiedevanodove fosse la figlia, rispondeva che era via e che si trovava dalle suore.

Se gli agenti intervenuti venerdì scorso in via LuigiCaldieri, in seguito ad una segnalazione di una persona che non vive nelpalazzo, non l’avessero “riportata” alla luce, chissà per quanto tempo ancorasarebbe vissuta nella casa-discarica di 120 metri quadrati; seminuda, al freddo,in mezzo agli escrementi e in evidente stato di prostrazione psicologica.

Consolano solo le parole di coloro che l’hannovista salire sull’ambulanza con un mezzo sorriso, conscia che forse la vitastava riprendendo.

Agghiaccianti invece ed incomprensibili le spiegazioni datedalla mamma-sequestratrice che ha dichiarato di non avere mai chiuso in casa lafiglia, ma che fosse stata lei a non volere più contatti con il mondo esterno,e che essendo allergica alle medicine, non potesse in alcun modo curarla. Ladonna era stata arrestata con le pesanti accuse di lesioni personali, sequestrodi persona e maltrattamenti in famiglia e condotta nel carcere di Pozzuoli.Insieme a lei erano state denunciate altre 3 persone per favoreggiamento.

Adesso si trova a casa, a pochi passi dal lager dove avevarinchiuso la figlia.