Una delle immagini più belle del calcio moderno internazionale non è rappresentata da un gol spettacolare o da un dribbling ubriacante ma dal gesto semplice e contagioso di Daniel Alves che decide di superare gli insulti razzisti mangiando una banana che gli era stata lanciata per paragonarlo a una scimmia.

Dopo questo gesto epocale si è scatenata in rete la mania di tantissimi VIP e social influencer di condividere e postare immagini con banane a supporto di questa iniziativa contro il razzismo. Sono stati usati hashtag come #siamotuttiscimmie #weareallmonkey in tutte le salse e in tutte le traduzioni, personaggi come Neymar, Balotelli, Suor Cristina, Prandelli e Renzi hanno appoggiato questa campagna virale che è divenuta un vero tormentone in poche ore.

Notizie di poche ore fa svelerebbero i retroscena di questo gesto che entra di diritto nella storia del calcio. Si tratterebbe di un'iniziativa pubblicitaria lanciata da un'agenzia di comunicazione che cura l'immagine di Neymar. Nel progetto iniziale doveva essere Neymar a mangiare la banana che invece ha veicolato il messaggio tramite i social network negli sviluppi della cosa.

A rivelarlo è stato Guga Ketzer dell'agenzia Loducca ad As, quotidiano spagnolo. Ketzer ha dichiarato che il gesto di Dani Alves sia stato un fuori programma ma che il risultato ottenuto è stato ben oltre superiore alle aspettative. L'idea pare sia nata da Neymar che, stufo degli insulti ricevuti durante la gara contro l'Espanyol, avrebbe deciso con il padre e i suoi collaboratori di trovare un modo effettivo di smontare questi soggetti.

A supporto di questa iniziativa un amico di Neymar ha già realizzato, dopo poche ore dall'evento, delle magliette personalizzate con l'hashtag #somostodosmacacos immesso sulla rete proprio dallo stesso asso del Barcellona. Sembra che questa attività sia stata integrata in tutte le sue parti: partenza da un evento reale e spettacolare, forse anche non calcolato in queste dimensioni, approdo sui social network (facebook, twitter e Instagram su tutti) e ritorno al reale con la commercializzazione delle maglie senza parlare dell'incredibile risonanza avuta su Tv e giornali.