La Cassazione ha annullato, dopo tre ore di camera di consiglio, la sentenza d'appello per il rogo della Thyssen Krupp di Torino.

Il processo d'appello sarà quindi da rifare, secondo la sentenza emessa dal primo giudice della corte suprema Giorgio Santacroce, per ridefinire le pene degli imputati. Nella sostanza, viene confermata l'accusa di omicidio colposo per sei dirigenti dell'azienda, ma è esclusa la colpa cosciente riconosciuta dall'appello, pertanto le pene dovranno essere riviste al ribasso.

Rogo Thyssen, la Cassazione annulla la sentenza: la tragedia

Il processo si riferisce all'incendio divampato nella notte tra il 5 e il 6 dicembre del 2007 nello stabilimento Thyssen Krupp di Torino.

La conseguente esplosione investì la squadra di otto operai intervenuti per domare l'incendio; uno morì sul colpo, altri sei dopo giorni di agonia.

Uno solo riuscì a salvarsi, Antonio Boccuzzi, che da allora lotta, come parlamentare PD, al fianco delle famiglie degli amici mortalmente ustionati, perché sia fatta giustizia.

Rogo Thyssen, la Cassazione annulla la sentenza: i processi

Quella giustizia che sembrò affermarsi con la sentenza di primo grado del 15 aprile 2011 quando, il tribunale di Torino, accolse le richieste del pubblico ministero, Raffaele Guariniello, condannando l'amministratore delegato dell'azienda Harald Esphenhahan alla pena di 16 anni e mezzo per omicidio volontario, ed altri cinque dirigenti a pene variabili con un minimo di 10 anni.

Si parlò allora di sentenza storica, destinata a fare giurisprudenza nell'ambito del diritto del lavoro, in quanto, per la prima volta, veniva riconosciuto l'omicidio volontario come conseguenza dei comportamenti dei vertici aziendali improntati al risparmio e alla logica del profitto, anche a scapito della sicurezza dei lavoratori.

L'azienda, infatti, stava per essere chiusa e da tempo non venivano più fatte le operazioni di manutenzione più elementari tanto che, al momento dell'incendio, alcuni estintori risultarono scarichi.

Nel successivo processo di appello, il 28 febbraio 2013, l'accusa venne derubricata da omicidio volontario con dolo, a omicidio colposo con colpa cosciente, e la conseguente riduzione della pene che, per quanto riguarda l'amministratore delegato, passò a dieci anni.

Rogo Thyssen, la Cassazione annulla la sentenza: la rabbia dei familiari delle vittime

L'ultima sentenza della Cassazione, prefigura un'ulteriore riduzione delle pene che, se dovessero essere ridotte sotto la soglia dei tre anni, consentirebbero agli imputati di evitare la prigione.

Per questo motivo, il verdetto della Corte Suprema è stato accolto con lacrime di rabbia da parte dei familiari delle vittime, arrivati a Roma per seguire quello che speravano fosse l'atto conclusivo della tragedia, che speravano in una conferma della sentenza d'appello.

Ora, vedono tutto nuovamente rinviato alla Corte d'Assise d'Appello di Torino, con il concreto rischio di vedere sfumare le loro speranze di giustizia, anche perché, considerando i tempi della giustizia, la prescrizione è un'eventualità tutt'altro che remota.