I carabinieri del Nas di Perugia hanno eseguito 78 ordinanze di perquisizione in tutta Italia nell'ambito di un'inchiesta sulla commercializzazione di carni bovine provenienti da animali colpiti da malattie infettive.

L'operazione "Lio"

L'operazione, denominata "Lio", ha visto impegnati 300 carabinieri in 12 regioni e 21 province, ed è giunta al termine di un'indagine iniziata nel 2011 che aveva già condotto nel 2013 al sequestro di 4 aziende agricole e 500 capi di bestiame ammalato pronto per la macellazione e la commercializzazione.

Da qui è partita una seconda fase dell'indagine che ha portato a indagare 65 persone, di cui 56 allevatori, 3 autotrasportatori e 6 veterinari.

Questi ultimi, che svolgevano la loro attività presso le Asl di Perugia, L'Aquila, Arezzo, Matera, Potenza e Foggia, si sarebbero prestati alla falsificazione dei documenti di provenienza degli animali.

In questo modo, gli allevatori riuscivano ad eludere i controlli sanitari, immettendo in commercio carne proveniente da animali infetti, spesso spacciandoli per carni di razze pregiate.

I pericoli per i consumatori

L'operazione ha portato a rintracciare oltre 100 animali con documentazione contraffatta e sui quali sono in corso analisi per verificare le condizioni di Salute.

Preoccupazione è suscitata dal fatto che gli inquirenti non escludono che tagli di carne infetta possano essere finiti nel piatto dei consumatori, e proprio per questo si sono preoccupati di raccomandare l'accurata cottura o il congelamento della carne che dovrebbe scongiurare il pericolo di trasmissione delle malattie all'uomo.

Le province nelle quali sono stati rintracciati capi di bestiame sospetto sono le seguenti: Arezzo, Avellino, Bari, Foggia, L'Aquila, Latina, Lodi, Matera, Padova, Perugia, Pesaro Urbino, Pistoia, Potenza, Ravenna, Rieti, Roma, Siena, Terni, Torino, Verona e Viterbo.