Si aggrava di ora in ora la crisi in Iraq. La compagnia petrolifera di stato irachena, secondo la televisione americana "Cnn", ha comunicato che i combattenti jihadisti dell'Isis hanno attaccato oggi una raffineria di petrolio a nord di Baghdad e che starebbe avvenendo in queste ore una massiccia evacuazione del personale delle più importanti società petrolifere come quello della Petrochina, della Exxon Mobile mentre il 20% dello staff della Bp sarebbe già andato via dall'Iraq (l'Eni ha scelto invece di rimanere).

I miliziani jihadisti dell'Isis rappresentano la parte sunnita dell'Islam, sono sostenuti probabilmente da alcuni paesi come l'Arabia Saudita e contrastati in particolare dagli sciiti iraniani che hanno offerto un aiuto al governo iracheno per combatterli.

Il premier iracheno al Maliki ha assicurato che sarà sventato il complotto contro il suo paese e il popolo iracheno affronterà e vincerà il terrorismo. L'Isis ha occupato inoltre, la notte scorsa, la più grande raffineria petrolifera del paese nella città di Baiji a 210 chilometri a nord di Baghdad.

L'esercito iracheno ha affermato di avere respinto l'attacco uccidendo una quarantina di ribelli ma loro, secondo altre fonti locali, avrebbero occupato buona parte della struttura. Gli scontri sono proseguiti anche nella provincia di Salaheddin, nel nord del paese, dove l'Isis ha conquistato tre villaggi (qui gli scontri con l'esercito iracheno hanno provocato una ventina di morti) e avrebbe rapito a Mosul, secondo le autorità di Nuova Delhi, 40 operai edili indiani di una società turca.

La difficoltà a fronteggiare la situazione è mostrata da alcune immagini cruente circolate su internet nelle ultime ore che ritraggono bambini, anche in tenera età, arruolati nell'esercito iracheno e dalla parte dei suoi rivali come i 145 fanciulli curdi sequestrati dall'Isis in una scuola per farli diventare dei kamikaze e uno costretto ad assistere ad un'esecuzione di un soldato.

Il governo iracheno sembra avere perso il controllo degli avvenimenti e ha chiesto oggi ufficialmente agli Stati Uniti, come ha confermato il Pentagono, l'inizio immediato di raid aerei però per il momento dalla Casa bianca non c'è stata alcuna risposta ma un riposizionamento delle proprie navi da guerra nella zona.

Il quotidiano "Wall Street Journal" ha affermato che per Washington l'opzione più efficace sarebbe quella di incrementare l'assistenza, tramite gli apparati dei servizi segreti, all'esercito iracheno e agli alleati della regione ma nei giorni scorsi il segretario di Stato americano Kerry non ha escluso un intervento aereo con l'uso dei droni.

Il premier britannico Cameron ha lanciato, in giornata, un forte allarme terrorismo su possibili attacchi sul suolo britannico se l'Isis dovesse raggiungere il cuore di Baghdad. La crisi in corso è certamente una delle più gravi a livello mondiale pure sotto il profilo finanziario dal momento che un possibile incremento dei prezzi dei barili di petrolio potrebbe generare un pericolosissimo aumento dell'inflazione e quindi affossare la presunta ripresa economica a cui si starebbe avvicinando tutta l'Europa.