Condannata a morte il 15 maggio per impiccagione (preceduta da cento frustate per adulterio) nel Sudan da un tribunale di Khartoum per apostasia. Accusata di rinnegamento dell'Islam per abbracciare la fede cristiana, la giovane è stata scarcerata lo scorso 23 giugno e trasferita presso l'ambasciata americana in Sudan, anche grazie alla forte campagna internazionale, con mobilitazione soprattutto negli Stati Uniti e Gran Bretagna, per decisione della Corte d'Appello.

È arrivata oggi in Italia con un volo della presidenza del consiglio, con il quale ha viaggiato anche il viceministro degli esteri Lapo Pistelli, il marito e i due figli, la giovane 26enne sudanese Meriam Yehya Ibrahim.

Ad accoglierla all'aeroporto militare di Ciampino il presidente del consiglio Matteo Renzi, che nel giorno del suo insediamento per il semestre europeo a Strasburgo aveva denunciato il caso della ragazza sudanese e delle ragazze nigeriane sequestrate dagli islamisti di Boko Haram."Se non c'è una reazione europea non possiamo sentirci degni di chiamarci Europa" disse. Il premier italiano è giunto a Ciampino accompagnato dalla moglie Agnese, presente anche il ministro degli esteri Federica Mogherini,

Meriam si tratterà qualche giorno in Italia per poi riprendere il volo per gli Stati Uniti. Felicità per l'arrivo a Roma della ragazza è stata espressa da papa Francesco, messo al corrente dell'atterraggio sulla pista di Ciampino del volo che ha accompagnato la ragazza in Italia.

Nata da padre islamico, che l'abbandona a soli cinque anni e madre cristiana con la quale cresce nell'educazione cattolica, il calvario di Meriam inizia con il sogno di sposare il suo fidanzato, padre dei suoi due figli, il cattolico Daniel Wani.

È preoccupata Meriam per la salute futura della sua piccola figlia nata in un carcere di Kartoum il 27 maggio, teme possa avere problemi nel camminare, visto che è stata partorita, come dichiarato in un intervista subito dopo la scarcerazione alla CNN, con le mani sì libere dalle manette, ma con le catene alle gambe.