Bernie Ecclestone incassa un punto a suo favore al processo in corso a Monaco di Baviera in cui è accusato di istigazione alla violazione di fiducia e corruzione. Secondo la Procura tedesca avrebbe versato una maxi tangente di 44 milioni di dollari a Gerhard Gribkowsky, ex presidente della banca Bayern LB (già condannato in un altro processo), per far versare le partecipazioni dell' istituto nel Circus, e dunque i preziosi diritti televisivi e commerciali, al suo fondo di investimento CVC.

"Ecclestone non pensava al proprio futuro mentre negoziava i diritti della Formula 1" ha dichiarato Donald MacKenzie, cofondatore della compagnia che detiene i diritti commerciali del Mondiale.

Il testimone ha anche aggiunto che "Big Bernie" non è il padre-padrone che tutti credono: "Ecclestone lo ha detto alla sua maniera: "Se mi vogliono, allora potrei essere disponibile, altrimenti mi faccio da parte".

Un'ipotesi a cui però in pochi credono (basta ricordare la recente intervista in cui con piglio da comandante ha fatto fuori Monza dal 2016 se non firma il contratto), sebbene dopo il rinvio a giudizio Ecclestone si sia dimesso dai vertici della Foa che gestisce tutta la Formula Uno. La testimonianza di MacKenzie è stata importante perché bilancia quella di un ex collaboratore che aveva rivelato particolari pesanti sull'operazione illecita.

Ecclestone, infatti, avrebbe utilizzato anche una società panamense per trasferire metà della cifra, a spostare 22 dei 44 milioni di dollari sarebbe stata la fondazione Bambino che tramite un gioco di scatole cinesi si è scoperto riconducibile all'83enne boss inglese.

Gli avvocati della difesa sostengono che il multimilionario, spesso presente alle udienze, sia stato obbligato a pagare, dunque vittima e non mente della corruzione. E ritiene che l'impianto accusatorio si basi solo ed esclusivamente sulle dichiarazioni di Gribkowsky definite "inesatte, fuorvianti e incoerenti". Ma se sarà riconosciuto colpevole rischia fino a dieci anni di carcere.