Ogni volta che in America si esegue una pena capitale, si riaccende il dibattito sulla sua utilità, soprattutto morale. È giusto che lo Stato tolga la vita a un altro uomo? Così davvero si fa giustizia per le sue vittime? È utile perché toglie dalla faccia della Terra un uomo pericoloso? È opportuno utilizzare uno strumento ormai arcaico? E tante altre domande ancora.

Eppure negli Usa sono ancora 32 gli Stati che utilizzano la pena di morte. In Europa gli ultimi Stati furono Francia, Gran Bretagna e Spagna, rispettivamente con la ghigliottina, l'impiccagione e la fucilazione.

Ma il dibattito si fa ancora più acceso quando il condannato a morte risulta poi innocente o soffre oltremodo la pena. Come accaduto a Rudolph Wood, condannato alla pena di morte nel '91 per aver ucciso nel 1989 l'ex fidanzata 29enne Debbie Dietz e il padre, la prima con due colpi d'arma da fuoco al petto e all'addome, il secondo con un colpo al petto. Un'atroce attesa, lunga 23 anni, a guardare quella porta prima o poi aperta dal boia per il fatidico giorno. Che a un certo punto diviene desiderato.

Doveva essere giustiziato mediante un'iniezione letale attraverso un cocktail, che avrebbe dovuto ucciderlo in 10 minuti. Ma evidentemente non era così letale. Rudolph ci ha messo due ore per morire.

Due ore strazianti. La stampa presente parla di un certo nervosismo tra i presenti per la durata del tutto e la sua sofferenza. Mentre i familiari delle vittime minimizzano il tutto, dicendo che se l'è meritata e che tutte le polemiche sono inutili. Gli avvocati avevano cercato fino alla fine di fermare l'esecuzione, sperando in una clemenza last second.

Il solito dibattito, che svanirà dopo qualche giorno, come succede sempre. Un po' come quando in qualche scuola americana avviene una strage di innocenti e si parla della necessità di abolire il facile porto d'armi che vige da quelle parti. Ma poi tutto resta come prima, con ogni buon cittadino americano con la sua bella pistola nel cassetto. Per la gioia delle lobby delle armi, tra i veri poteri forti che governano lì.