Il social network Twitter diventa sempre più mezzo di comunicazione dei Vip e dei potenti della Terra. Digitando l'hastag #Ucraina ci si può trovare anche l'annuncio dello scioglimento della Rada da parte del suo presidente Poroshenko, ossia l'equivalente del nostro Montecitorio. Va in scena l'ennesimo atto della crisi che sta infiammando il fronte orientale e preoccupando i mercati internazionali per le gravi ripercussioni economiche, prima fra tutte la questione del gas importato da Mosca che transita per Kiev e ne rende più difficili gli approvvigionamenti, costringendo la comunità internazionale a dare fondo alle scorte e intensificare l'import dall'Algeria, con l'annuncio di nuove elezioni presidenziali per il 26 ottobre prossimo.

Il processo di integrazione europea

L'agenzia Unan riferisce di un tweet di Sviatoslav Tsegolko, il responsabile del gabinetto stampa ucraino, in cui il presidente Poroshenko dichiara lo scioglimento delle camere per andare a nuove elezioni presidenziali che si terranno orientativamente verso la fine di ottobre. La crisi politica che affligge l'Ucraina ha prodotto lo scompiglio in una classe dirigenziale smarrita, con diversi voltafaccia dopo la rivolta di Piazza Maidan che aveva sancito l'appoggio alla comunità europea e trascinato in guerra il paese contro le truppe di Putin. Quanto esposto si rende necessario per dare continuità al cammino invero sanguinoso verso l'integrazione con il resto d'Europa deciso e voluto dalla maggioranza dei cittadini.

Ancora scontri e vittime

E' di oggi un bollettino che parla di scontri avvenuti nel fronte sud-orientale ucraino provocati da una trentina di carri armati russi vicino al porto di Mariupol. Il bilancio è di 4 vittime e 30 feriti tra le fila dell'esercito di Kiev. La guerra è totale e investe anche la sfera mediatica.

Le comunicazioni diffuse da Mosca sono totalmente faziose, tendono a lasciare il messaggio di una Russia con il controllo totale delle operazioni e non mostrano segnali di cedimento, tanto che si arriva a negare la presenza di mezzi militari russi in territorio nemico e il sequestro di documenti a bordo degli stessi come invece affermato dalla parte opposta.