La madre Tonina lo ha sempre sostenuto: mio figlio è stato ucciso. Il grande ciclista Marco Pantani fu trovato privo di vita nella camera del residence «Le Rose» a Rimini la sera di San Valentino del 2004. La causa più accreditata fu un'overdose, ma adesso la Procura di Rimini ha riaperto il caso, sostenendo un'ipotesi di omicidio. In particolare, ad insistere su questa strada è il Procuratore Paolo Giovagnoli, grazie alla perizia medico legale voluta dalla famiglia del Pirata; la quale, come detto, ha sempre avallato questa ipotesi.

Ma come sarebbe stato ucciso il grande Pantani?

In modo brutale a quanto pare. Il campione sarebbe stato picchiato e costretto a bere la cocaina mentre era nella propria stanza d'albergo; le grandi quantità di stupefacente trovate nel suo corpo si possono assumere solo se diluite in acqua. Ma per ora non ci sono indagati. Tre anni fa la Cassazione ha anche assolto il fornitore di Pantani, accusato di avergli venduto cocaina purissima causandogli la morte.

La famiglia, in particolare la madre, ha sempre avuto dubbi giacché nella sua stanza sono stati trovati alcuni giubbotti che aveva lasciato a Milano. Ma lui non aveva bagagli con sé. Inoltre, il figlio Marco, si era creato molti nemici, dato che parlava insistentemente di Doping in un periodo nel quale non lo faceva nessuno e non era scoppiato ancora alcuno scandalo.

Speriamo dunque che la verità venga finalmente a galla. Per Pantani in primis, ma anche per la famiglia che ha sempre creduto nella sua innocenza. E anche per i suoi tantissimi fan, che lo hanno sostenuto nelle tante imprese. Su tutte, la vittoria di un Giro d'Italia e un Tour de France nel 1998.

Nacque a Cesena il 13 gennaio 1970 e in carriera ha avuto come dote principale quella di essere un grande scalatore.

A lui sono state dedicate diverse canzoni postume la sua morte. I Litfiba gli hanno dedicato Prendi in mano i tuoi anni, del 1999, contenuta nell'album Infinito (per la cronaca l'ultimo prima dello scioglimento della band fiorentina).